
Il premier greco Alexis Tsipras accusa Berlino di trucchi legali possibili per non onorare i danni di guerra del secondo conflitto mondiale. La Merkel lapidaria, sostiene che per la Germania quello dei danni di guerra è argomento chiuso. Ma è veramente così? E a quanto ammonterebbe quel danno a saldo 70 anni dopo? I conti fatti da una commissione greca parla di 162 miliardi di euro, che è circa l’80% del prodotto nazionale lordo greco e metà del debito totale della Grecia. Secondo altre fonti la cifra lieviterebbe a dismisura, tra i 269 e i 332 miliardi di euro.
Ma i conti con la storia?
Tra le tante risposte tedesche al premier greco Tsipras a proposito delle riparazioni di guerra, un articolo pubblicato ieri da «Welt» merita attenzione, soprattutto per la franchezza con cui è scritto. Dopo alcune considerazioni introduttive sulle richieste di Atene, l’articolo elenca i principali massacri avvenuti in Grecia imputabili alle forze di occupazione naziste, senza dimenticare nemmeno quanto avvenne a Cefalonia dove la stragrande maggioranza delle vittime non fu nemmeno greca, ma italiana. Una eventuale accusa di aver nascosto o minimizzato i fatti – secondo l’autore – non sta in piedi, mentre le pretese del governo greco sarebbero dirette solo a esercitare una forte pressione ‘politica e morale’.
Massacri dimenticati
In Germania – prosegue l’articolo – da tempo esiste una serie di studi in cui questi episodi sono stati analizzati nel dettaglio, a cominciare dal fatto che perfino l’ufficio storico dell’esercito tedesco ne elenca sei in un’opera dedicata all’occupazione in Europa. Altri, sfuggiti alla storiografia istituzionale, sono invece ricordati dall’autore quasi con macabro puntiglio: un reparto della I divisione da montagna, ad esempio, a Kommeno il 16 agosto 1943, fu responsabile dell’eccidio di 317 civili, tra cui 172 donne, ma prima, il 25 luglio 1943 a Mousiotitsas, ne aveva ucciso altri 153, senza contare diverse centinaia di caduti civili per rappresaglia in seguito ad azioni di guerriglia condotte dalla Resistenza contro la stessa divisione.
Orrori non solo nazisti
A Kalavryta, nel nord del Peloponneso nel dicembre 1943, altro bilancio pesante: almeno 500 civili uccisi e 200 nelle località vicine; a Distomo, sotto il monte Parnaso nel luglio 1944, altri 200 uccisi dalle SS. Seguono altri luoghi, date e numeri senza ulteriori precisazioni come Kandanos (3 giugno 1941, 180), Viannos (metà settembre 1943, 500), Paramythia (settembre 1943, 200), Klissura (5 aprile 1944, 215), Pyrgi (20 aprile 1944, 346), Kedros (22 agosto 1944, almeno 164) e l’elenco potrebbe continuare. Se già un po’ si vacilla di fronte a queste cifre, basta ricordare i 5200 fucilati di Cefalonia, tra i quali numerosissimi greci che avevano combattuto a fianco degli italiani, per volgere lo sguardo altrove quanto meno smarriti.
Wehrmacht con le SS
L’articolo conclude tuttavia che i danni sono già stati regolati in forza di un trattato bilaterale stipulato nel 1960 in esecuzione ad accordi risalenti al 1946. Altra giurisprudenza dice esattamente il contrario, ma non è questo il tema di questo salto nella memoria dolorosa di quella guerra. Superata la sensazione sgradevole che istintivamente si prova se qualcuno dice «Ho già pagato», resta la franchezza con cui è stato trattato l’argomento. Dieci anni orsono la Germania ebbe il coraggio di affrontare il mito che riteneva la Wehrmacht esente da crimini rispetto le SS. Fare i conti con il proprio passato indubbiamente non è facile, né indolore, ma è necessario.
Giovanni Punzo