Sulla Rai la ‘legge Renzi’
dopo Mammi e Gasparri
Speranze senza illusioni

Una buona riforma della Rai è attesa da almeno 40 anni, cioè da quando la stagione del pluralismo forzato, una invenzione felice ma pro tempore della legge 1975, si era degradata nella lottizzazione. Poi vennero lo scontro duro, ideologico con la Tv commerciale. Una sconfitta sostanziale della Rai fatta di sottomissione culturale, e interventi privi di progetto come la legge Mammì e la Gasparri.

Forse avremo una legge Renzi sulla Rai. Proviamo a chiamarla così: potrebbe dargli lustro. Oggi azzardare commenti prima di vedere un testo è impresa rischiosa. Ma le ipotesi avanzate dai giornali mostrano una fonte comune e sembrano avere un senso.

 

Prezzemilino Renzi per le presenze tv

Prezzemilino Renzi per le presenze tv

 

Per quanto riguarda la questione governance, pare che il governo stia estraendo un vispo coniglio dal cappello. Tolta di torno un ruolo certamente lottizzatorio della Commissione parlamentare di vigilanza, sarebbe il Parlamento (forse in seduta comune?) a nominare solo tre dei 7 consiglieri di amministrazione. Altri tre, tra cui un amministratore delegato dotato anche di poteri editoriali, sarebbero di nomina governativa. L’ultimo verrebbe indicato dai dipendenti Rai.

 

Si tratta di un compromesso interessante, tra chi ha sempre insistito che il potere politico debba essere chiamato a esercitare un potere di scelta sottratto alla lottizzazione dei partiti, e chi vede pericoli dirigistici che potrebbero trovare anche ostacoli costituzionali. Resta da risolvere la questione tecnico-giuridica delle nomine parlamentari, e soprattutto resta da vedere quali saranno le procedure annunciate di pubblicità e trasparenza, che dovrebbero garantirci amministratori davvero competenti e liberi. Circola anche una ipotesi, abbastanza innovativa, che vorrebbe affidare ai singoli consiglieri competenze e funzioni specifiche nelle diverse aree editoriali. Questa pratica non è del tutto nuova in Rai, ma pare abbastanza difficile formalizzarla. Staremo a vedere.

 

Un giudizio fermamente negativo credo vada esercitato per un’altra parte delle ipotesi circolate: l’eventuale inserimento, nella legge di riforma, di norme sulla futura struttura editoriale della Rai. Ci manca solo che in una stagione in cui il sistema dei media cambia continuamente sia una legge a inchiodare una rete televisiva. Non perché le ipotesi in sé siano sbagliate: una Raiuno davvero generalista (e questo significa, è bene ricordare, che deve essere rivolta a tutti, vecchi e giovani, colti e ignoranti, donne e uomini, e non deve trascurare alcun genere), una Raidue innovativa e una Raitre più culturale ed educativa. Queste devono essere scelte editoriali, non politiche. Ma ciò che sembra giusto oggi potrebbe non esserlo più in poco tempo, e le norme, al tempo di internet e dei satelliti, non ha senso siano costruite solo per la tecnologia di trasmissione più obsoleta.

 

Quello che serve oggi, e questa è la questione decisiva, è che le persone scelte sappiano rimettere in moto la Rai e progettare il servizio pubblico dei prossimi 10 anni. Per farlo hanno bisogno di un mandato e di risorse. Qualsiasi sia la soluzione economica -canone, non canone, bolletta elettrica- occorre definire le risorse e sottrarle ai ripensamenti immotivati. Quanto alla missione, definirla nelle linee generali è il compito più impegnativo e rilevante della politica verso il servizio pubblico, in vista del rinnovo della concessione.

 

Al momento è ancora proposta promozionale

Al momento è ancora proposta promozionale

 

È essenziale che viale Mazzini, o il futuro palazzo senza amianto nel quale si collocherà la direzione generale della Rai, torni ad essere un luogo nel quale si discute e si litiga per un obbiettivo comune. Un luogo di corridoi affollati e di spazi aperti, nel quale siano abbattuti i muri fatti di poteri sostenuti dall’esterno, di contrapposizioni e competenze tradizionali e irrinunciabili, di potentati che lottano per emergere e perpetuarsi più che per servire i cittadini. È normale che in una grande struttura si formino incrostazioni che resistono al nuovo, ma non è normale che queste prevalgano sul corpo sano; e così si rischia di restituire alla opinione pubblica una immagine di malaffare superiore alla realtà.

 

Andrea Melodia

Tags: Melodia Rai Ucsi
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