La platea dell’American Israel Public Affairs Committee, la più influente lobby filo-israeliana negli Stati Uniti, alla vigilia del discorso di Benjamin Netanyahu al Congresso americano su invito della sua maggioranza repubblicana non concordato con la Casa Bianca. Sgarbo e occasione di polemica. L’israeliano non è persona accomodante e con Obama non si amano. Si parla di nucleare iraniano, nervo scoperto d’Israele che vuole l’esclusiva della bomba atomica nell’area. Neranyahu esprime le sue posizioni rudemente: ‘L’Iran è prima di tutto uno Stato che appoggia il terrorismo nel mondo’.
La replica della Casa Bianca è rapida e micidiale. ‘Mentre il presidente Obama ha una strategia per evitare che l’Iran si doti di armi nucleari, il premier Netanyahu no’. Traduzione: un forcaiolo che parla, minaccia, a basta. Lui che dice? Gli Stati Uniti stanno invece trattando con Teheran e sono vicini ormai ad un accordo sul nucleare civile. Distanze inconciliabili? Pare di si. Il presidente americano non riceverà Netanyahu, ritenendo inopportuno un incontro del genere a due settimane dalle elezioni in Israele. Tra Washington e la destra israeliana è in corso una vera guerra dei nervi.
Tutto ciò mentre a Ginevra è cominciato un nuovo round di incontri proprio per un accordo sul programma nucleare di Teheran. Arbitri del generalmente sperato accordo, Usa, Cina, Russia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il tema era stato affrontato anche dal ministro degli Esteri Gentiloni nella visita a Teheran. Italia ed Europa assenti per irrilevanza ma con qualche idea condivisibile. L’Iran è uno dei pochissimi Paesi che combatte sul terreno le forze dell’Islamic State. Se non fosse stato per l’Iran,buona parte della stessa Baghdad sarebbe caduta nelle mani dell’Isis.
Netanyahu strepita da Washington, ma l’accordo pare vicinissimo, almeno sotto il profilo tecnico. Definiti i margini dell’accordo manca invece il risultato sul piano politico, concretizzare la portata dell’accordo. Partita a due, Iran e Stati Uniti, col l’Europa solo spettatrice per la sua incapacità di giocare un ruolo. C’è ovviamente una serie di interessi contrari all’accordo sia negli Stati Uniti sia in Iran. La componente del Congresso che invita Netanyahu, ma dall’altra parte, l’apparato militare che cerca di inceppare il meccanismo e rendere l’accordo meno efficace rispetto alla portata sperata.