La guerra ‘trilionaria’ in Iraq e Afghanistan. Contro Isis e la jihad?

La guerra al terrore dopo l’11 settembre per i soli Stati Uniti è costata 1,7 trilioni di dollari. Più di 1.400 miliardi di euro, circa 110 miliardi l’anno, 9 miliardi al mese, 300 milioni al giorno. Secondo altri calcoli, si arriverebbe a quasi 4 mila miliardi di euro.

Qualche scriteriato cresciuto nella politica parolaia italiana butta lì la parola, il concetto di guerra quasi si trattasse di una parola e una cosa qualsiasi. No cari ministri. La guerra è una cosa terribile, mostruosa, la follia ultima dell’uomo, e purtroppo la più diffusa. La parola, il concetto stesso di guerra va usato come fosse una bomba senza sicura pronta ad esplodere. Uccide attorno e ti uccide. Guerra è ‘parola bestemmia’ che offende Dio e l’uomo assieme. Guerra, per i pochi di noi che ne hanno frequentato diverse, è il massimo della follia disumana. Oltre la guerra c’è solo il genocidio. Non è un caso se la parola micidiale viene usata con prudente ipocrisia dal giornalismo servile. Non è guerra ma ‘conflitto’, ‘azione armata’, ‘intervento di interposizione’, e via pigliando in giro. Ma il massimo (e non è un gioco di parole ma ci sta bene) è stata la ‘Guerra umanitaria’, quella condotta anche dall’Italia presieduta da Massimo D’Alema nel 1999 contro la Jugoslavia di Milosevic. Per il Kosovo ci dissero, la cui secessione, al contrario di altre nel nord mondo, fu democrazia benedetta dall’Occidente, condotta in conto terzi dalla Nato e avallata a posteriori dall’Onu a far da pezza al buco.

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Un’ideuzza su cosa voglia dire una guerra vera oltre gli aspetti umanitari. Sapete quanto è costata solo al contribuente americano la ‘guerra al terrore’ dall’11 settembre 2001 fino ad oggi? Secondo il ‘Congressional Research Service’, l’ente governativo degli Stati Uniti che fornisce analisi politiche e giuridiche ai membri del parlamento, il costo è stato finora di 1,6 trilioni di dollari, che comunque diventeranno 1,7 alla chiusura dell’anno fiscale 2015. Trilioni come quelli di Paperon de’ Paperoni? America ed Europa di dividono nel dare i numeri. Nella scala americana 1 trilione equivale a 1.000 miliardi, e il totale in euro corrisponde quindi a oltre 1.400 miliardi, circa 110 miliardi l’anno e, più o meno, 9 miliardi al mese. Parliamo di cifre indicative dato che l’intensità dei conflitti in Iraq e Afghanistan ha avuto molte variazioni. La più alta presenza militare Usa si è avuta in Iraq nel 2007 con 170 mila uomini e in Afghanistan nel 2011 con 100 mila, fino a giungere al sostanziale ritiro dall’Iraq nel 2011 ed ora dall’Afghanistan, che si concluderà nel 2016. 100, 170 mila uomini (e qui abbiamo qualche sciocco che gioca con la sfida libica di 5mila soldati! EI, l’Esercito degli Iperman).

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Costi per ogni singola impresa: Iraq 815 miliardi di dollari, Afghanistan di 686, altre aree 81, oltre a 27 miliardi per attività aeree e di supporto alle operazioni. Non tutti però condividono le stime del Congressional Research Service. Secondo uno studio dell’Università di Boston, in realtà le spese arriverebbero a quasi 4,4 trilioni di dollari. Quasi 4mila miliardi di euro. Iraq e Afghanistan, ma lo studio considera anche gli oneri finanziari rappresentati dai cosiddetti “aiuti militari” nei paesi dell’area interessata, ed in particolare al Pakistan. Vengono anche inclusi i costi di assistenza per militari colpiti da invalidità permanenti con quasi 1 trilione di dollari, le spese dell ‘Homeland Security’, la sicurezza interna, con 470 miliardi, gli interessi maturati sul debito pubblico per i costi dei conflitti, 300 miliardi, mentre altri oneri assistenziali per i veterani fino al 2054 (perché solo a quella data?), un trilione di dollari. Fabio Ragno, su Analisi Difesa è puntiglioso e precisa che il Pentagono, per il cosiddetto ‘war funding’, per le operazioni estere, ha previsto la spesa 73 miliardi di dollari per il 2015. A dirci che la guerra è cosa da evitare ad ogni costo e comunque non è partita per dilettanti.

 

 

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