Cristiani come bersaglio
Accade in Siria e Nigeria
Follie Isis e Boko Haram
Nella foto di copertina una chiesa data alle fiamme a Mosul, qui le bandiere Isis sul tetto di un'altra chiesa

In copertina una chiesa data alle fiamme a Mosul, qui le bandiere Isis sul tetto di un’altra chiesa

 

SIRIA

L’allarme arriva dalla Chiesa siriana che denuncia anche l’abbandono da parte di chi sarebbe potuto intervenire e non lo ha fatto. Si conta già un morto: un ragazzo di 17 anni, Milad, che è stato martirizzato. Diverse chiese sono state date alle fiamme. L’archimandrita Emanuel Youkhana ha spiegato che i terroristi avrebbero scelto di attaccare la regione del Khabour perché sconfitti sull’altro fronte caldo, quello di Kobane. ‘Circa 600 famiglie sono riuscite a fuggire ma siamo molto preoccupati per la sorte di coloro che sono tenuti in ostaggio. Conosciamo i metodi barbari dell’Is’.

 

L’accusa di mancato soccorso arriva da Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico. ‘I bombardieri americani hanno sorvolato più volte l’area, ma non sono intervenuti. Abbiamo cento famiglie assire che hanno trovato rifugio ad Hassakè, ma non hanno ricevuto nessun aiuto dalla Mezzaluna Rossa e dagli organismi governativi siriani di assistenza, forse perché sono cristiani. Anche l’organismo per i rifugiati dell’Onu è latitante’. La regione del Khabour conta 35 villaggi Cristiani. Sono abitati dagli Assiri che nel 1933 fuggirono dai massacri compiuti dall’allora Regno di Iraq.

 

chirch nigeria prete

 

UNA VOCE DALL’AFRICA

Non è possibile! In Nigeria ormai la follia ha davvero preso il sopravvento, un qualcosa di aberrante e le parole da sole non bastano a descrivere la scena del delitto. Una giovanissima kamikaze -una delle molte ormai- si è fatta esplodere in un’affollata stazione degli autobus a Damaturu, in mezzo a ragazzini e ragazzine che vendevano noccioline, cercando così di racimolare qualche centesimo per sbarcare il lunario. La terrorista suicida ha superato i controlli e poi si è fatta saltare in aria intorno alle ore 13 ora locale.

 

La scena che si è presentata agli occhi dei testimoni a dir poco raccapricciante: brandelli di carne dappertutto, pezzi di una umanità dolente, immolata sull’altare dell’egoismo umano. Almeno 16 i corpi straziati e senza vita, mentre trenta risultano essere al momento i feriti. La maggior parte delle vittime erano bambini che avevano voglia di vivere, un diritto negato. La responsabilità della strage non è stata rivendicata, ma tutto lascia ritenere che dietro questo ennesimo atto di sangue ci siano i famigerati Boko Haram, che dallo scorso anno arruolano donne kamikaze, per la facilità con la quale possono nascondere esplosivi sotto tuniche e vestiti, eludendo così i controlli della sicurezza.

 

Scusate la temerarietà, ma faccio mia la lamentazione di Fëdor Michajlovic Dostoevski: “Perché i bambini devono morire?” Di tutte le altre lacrime dell’umanità, delle quali è imbevuta la terra intera, non dico nemmeno una parola. Ho ristretto di proposito il focus della mia mente su queste giovani vite nigeriane. Mi sento, col cuore e con la mente, proprio come Dostoevski ne “I fratelli Karamazov”: “Io sono una cimice e riconosco in tutta umiltà che non capisco per nulla perché il mondo sia fatto così.

 

Vuol dire che gli uomini stessi hanno colpa di questo: è stato concesso loro il paradiso, ma essi hanno voluto la libertà e hanno rubato il fuoco dal cielo, pur sapendo che sarebbero diventati infelici, quindi non c’è tanto da impietosirsi per loro”. Ma per queste giovani vite non basta il pianto, occorre levare la nostra indignazione. Non è possibile essere silenti! Forse, prima di domandarci dove sia finito Dio nei bassifondi nigeriani, chiediamoci dov’è l’uomo! Per favore, diamo voce ai senza voce!

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