Ucraina sempre in bilico
Non accordo non rottura
Problema linea del fronte

Dopo una maratona negoziale di oltre 13 ore protratta nella notte, Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande hanno concluso a Minsk il vertice di chi conta in Europa. Una vera guerra di nervi, senza conclusione formale, anche se fonti diplomatiche sussurrano che i 4 puntano ad ottenere un cessate il fuoco nell’est ucraino entro 48 ore. “Non importa come potrà essere chiamato questo documento -altra fonte diplomatica citata dalla Tass- ma è previsto che riguarderà particolari misure per risolvere la situazione, ossia 12 o 13 punti”. Oltre la cronaca scarsa del summit le questioni aperte.

 

Con quelle facce un po' così che non annunciano la pace

Con quelle facce un po’ così che non annunciano la pace

 

I punti di frizione. Uno dei punti di frizione tra Merkel, Hollande, Poroshenko e i russi continua ad essere quello della definizione della linea del fronte riconosciuto ai separatisti, su cui i ribelli non vogliono arretrare, dopo le conquiste degli ultimi mesi. Secondo fonti diplomatiche, prima del vertice, i punti di accordo già raggiunti erano di un immediato cessate il fuoco e la creazione di una zona demilitarizzata più ampia di quella di 30 km prevista dagli accordi precedenti, con il ritiro di tutte le armi pesanti, mentre si litigava ancora sui meccanismo di controllo della tregua e sull’arbitro

 

Il problema dei problemi, per Mosca, resta quello delle eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato. L’Ue si schiera e al vertice europeo a Bruxelles oggi invita anche Poroshenko. Un gesto evidente di supporto a Kiev e il presagio di una nuova stretta sulle sanzioni contro Mosca. Il comandante delle truppe Nato in Europa, Frederick Hodges, ieri si è dimenticato di far finta di non essere il braccio armato Usa in Europa e ha affermato che la pazienza degli americani non è infinita. Soprattutto quella dei congressisti repubblicani che premono su Barack Obama per l’invio di armi a Kiev.

 

Al fronte intanto la guerra continua

Al fronte intanto la guerra continua

 

Nodi al pettine sempre gli stessi. La linea di demarcazione che i separatisti vogliono definita sui territori conquistati dalla guerriglia nelle ultime settimane. Pare acquisito il ritiro degli armamenti pesanti a 40-140 km dalla linea di divisione, con i russi che insistono di non avere artiglieria in territorio ucraino. Poi il grado di autonomia all’interno dell’Ucraina del Donbass, quasi un patto federale. Per Kiev la chiusura del confine tra le zone separatiste e la Russia. Infine gli ‘arbitri’: le parti ormai non si fidano di nessuno, e ciascuna rifiuta forze di interposizione vicine all’avversario.

 

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