Sigarette col trucco:
nicotina catrame
e contrabbando

Ricordate il caso delle sigarette col trucco? Si tratta dello scandalo di un’azienda che avrebbe scritto dati sbagliati sui pacchetti di una delle sue produzioni di maggior prestigio. Una bionda ultraleggera che non sarebbe poi così ligth, visto che ha più catrame e condensato di quelli dichiarati. A dirlo sono stati i test di un laboratorio chimico di Amburgo che Remocontro ha potuto esaminare. Incidente di produzione o malizia commerciale? Mentre cercavamo di chiarire il dubbio, un altra notizia dallo stesso ‘fronte’. Non solo nicotina taroccata, ma carichi interi di sigarette sottratti al fisco.

 

siga interna

 

Contrabbando dunque. E in grande stile. Lo hanno scoperto a dicembre le Fiamme Gialle che hanno arrestato il direttore generale della ‘Manifattura italiana tabacchi’ (Mit Spa) Massimo Tarli e altre sei persone. In 42 viaggi fasulli verso Ucraina e Moldavia sarebbero state contrabbandate 520 tonnellate di bionde per un valore di 100 milioni di euro ed evasione fiscale per 73 milioni di euro, dice l’accusa. Le sigarette pare non lasciassero l’Europa, finendo sui banchetti illegali. Il problema è che i nomi sul caso nicotina -secondo fonti investigative- coincidono con quelli del contrabbando. Omonimia?

 

In un articolo del 12 gennaio avevamo rivelato di essere in possesso delle carte dell’imbroglio. Quello della falsa dichiarazione di sostanze pericolose nella sigaretta taroccata. Ora quella stessa azienda finisce nei guai e i suoi dirigenti in galera per contrabbando. Strana coincidenza, vero? Secondo la nostra fonte -un ex manager del tabacco- il fenomeno delle sigarette più ‘forti’ del dichiarato riguarderebbe anche altre marche in circolazione, ma servono anche per loro i documenti. La Mit Spa non sarebbe quindi la sola a ‘sbagliare numeri’. Errori per caso?

 

Altra questione -più grave forse- perché le bionde ‘bugiarde’ su condensato e catrame sono sfuggite ai controlli statali. Chi doveva controllare si era distratto? Per ora nessuno dice niente. In un articolo precedente abbiamo provato a capire come funziona il sistema delle verifiche, ma sulla faccenda c’è molta reticenza, nonostante i volumi d’affari -anche per le casse dello Stato- siano imponenti.

 

siga interno2

 

Nei corridoi di Montecitorio, così come a Strasburgo, sono molto attivi i lobbisti del settore. Difendono gli interessi delle multinazionali della nicotina. Solo in Italia Philiph Morris, British American Tobacco e Japan Tobacco controllano il 95% del mercato. E insieme a Reynolds e Imperial Tobacco dettano legge nel mondo con oltre il 70% delle vendite. Ognuna di loro influenza governi e parlamenti, finanziando associazioni, eventi e fondazioni politiche. Ma di questo parleremo in altra occasione.

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