
Il fatto ultimo e poi ‘le cause scatenanti’, che proviamo a ricostruire. Notizia secca da agenzia. Scambio di colpi tra milizie Hezbollah e forze israeliane ambedue fuori casa propria, sul Golan siriano. Morti da una parte e dall’altra. C’è anche un generale iraniano che guida uno dei pochi reparti combattenti che con i curdo affrontano sul terreno i miliziani dello Stato Islamico. Israele al solito non risparmia sulle armi, e lancia 35 missili contro. Nella risposta resta ucciso il casco blu dell’Onu di nazionalità spagnola della forse di interposizione tra Libano e Israele a guida italiana.
Tutto ha origine da un raid aereo israeliano nelle alture del Golan nel corso del quale restano uccisi sei militari della Guardia Rivoluzionaria iraniana e cinque miliziani di Hezbollah. I fatti. Domenica 18 gennaio due elicotteri da combattimento israeliani hanno colpito un convoglio a bordo del quale viaggiava un commando formato da Hezbollah e soldati iraniani. Tra questi l’ufficiale delle guardie rivoluzionarie Mohammad Ali Allahdadi, e il responsabile di Hezbollah delle operazioni in Siria e Iraq Mohammed Issa, e Jihad Mughniyeh, figlio del comandante Imad Mughniyeh, ucciso in Siria.
Non un incidente a quanto pare di capire. Tel Aviv di pianificazione di attacchi contro Israele con la complicità dell’intelligence iraniana e dell’esercito siriano. Forse sì, forse no, tutto indimostrabile. Hzbollah ovviamente giura vendetta. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha parlato di ‘un atto di terrorismo’ compiuto da Israele. Hezbollah accusa Israele di intromissioni nella guerra in Siria. Tel Avivi parla di ‘difesa preventiva’ rispetto a 50mila razzi di fabbricazione iraniana capaci di colpire obiettivi distanti oltre 200 chilometri che sarebbero nelle mani di Hezbollah.
Per analisti e servizi segreti gli attuali batti e ribatti con morti restano semplici repliche d’orgoglio. Improbabile (speriamo) lo scenario di una guerra parallela a quelle già in corso in Siria e Iraq. Amos Yadlin, ex capo dei servizi segreti militari, sostiene Hezbollah non ha interesse a sferrare attacchi dalla parte meridionale del Libano. E poi la Russia. Con la mediazione di Hezbollah, Mosca punta alla formazione di un comitato di transizione tra governo e opposizione. Obiettivo preservare l’unità territoriale della Siria dall’avanzata dello Stato Islamico e dai qaedisti di Jabhat Al Nusra.