Colpo di Stato in Yemen – I ribelli prendono la Tv – Scontri religiosi e tribali

Il più classico dei colpi di Stato, la conquista dei punti cruciali della capitale a partire dalla Tv attraverso cui parlare al popolo. I ribelli sciiti Huthi, controllano gran parte di Sanaa, la capitale, tv e agenzia di stampa ufficiale. Parte dell’esercito ribelle agli ordini del presidente

La prudenza quasi patetica del ministro dell’informazione Nadia Sakkaf: ‘In Yemen siamo ad un passo verso il golpe’. Oltre ciò che sta accadendo cosa dovrebbe esserci per chiamarsi golpe? Scontri durissimi da questa mattina a Sanaa vicino al palazzo presidenziali tra i ribelli sciiti Houthi e i militari. I miliziani – ha aggiunto la Ministro- hanno assaltato l’agenzia di stampa ufficiale e la stazione tv. Testimoni riferiscono di colpi di mortaio e intense sparatorie. Il canale tv dei ribelli -al Maseera- ha accusato l’esercito di avere lui aperto il fuoco contro i miliziani nell’area del Palazzo.

Dalla capitale Sanaa, arrivano notizie contrastanti. Secondo le ultime notizie il presidente Abdrabuh Mansur Hadi sarebbe stato evacuato in elicottero. I ribelli sciiti Houthi hanno preso d’assalto il palazzo presidenziale e attaccato un convoglio su cui viaggiava il primo ministro Khaled Bahah. Ansarullah, il braccio armato dei ribelli, dal settembre scorso ha il controllo della capitale. La situazione è esplosa il 17 gennaio quando i ribelli hanno preso in ostaggio Ahmed Awad bin Mubarak, responsabile del dialogo nazionale tra le forze politiche e i gruppi etnici del Paese.

Gli Houthi sostengono di aver sequestrato il capo di gabinetto per impedire che vengano apportate delle modifiche all’accordo raggiunto con il governo centrale per la formazione di un governo di unità nazionale. Gli Houthi reclamano adesso il riconoscimento di maggiori diritti per la setta sciita degli zaiditi a cui appartiene l’ex presidente Ali Abdullah Saleh. In questi mesi di occupazione della capitale gli Houthi si sono scontrati più volte con le comunità sunnite che vivono nella parte sud della città e sono stati colpiti da offensive e attentati organizzati dal ramo yemenita di Al Qaeda.

Dalla caduta dell’ex presidente Saleh nel 2012, lo Yemen non ha mai raggiunto una reale stabilità istituzionale. Minacciato costantemente dagli attacchi di AQAP, Al Qaeda nella Penisola Araba, lo Stato è sull’orlo del fallimento. Un destino del quale dovranno tenere conto la vicina Arabia Saudita e le forze internazionali interessate alla sicurezza della rotta di navigazione che collega il Canale di Suez al Golfo di Aden. Lo Yemen è il Paese più povero della penisola araba. Il calo delle scarse risorse naturali di acqua, prodotti agro-alimentari e petrolio drammatizza la tensioni etnico religiose.

A Nord ai confini con l’Arabia Saudita vivono gli Houthi che fanno parte degli 8,4 milioni di sciiti e sono il 39% della popolazione. A Sud spinte secessioniste della popolazione sunnita. Terza forze in campo, ‘AQAP’, in forte espansione in tutto il Paese grazie all’afflusso di jihadisti dalle coste somale lungo la direttrice portuale Aden, Ahwar e Al Mutallah. Guerra civile fra manifestanti e regime per una più equa distribuzione delle risorse e, all’interno della rivolta stessa, tra AQAP e i salafiti jihadisti di Ansar al Shariah a carattere religioso rispetto alle tensioni tribali di matrice etnica.

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