Andando per vie di periferia… scendendo le scale dell’ammezzato di una biblioteca di quartiere, per la curiosità di un libro che racconta del Guatemala (per la cronaca la Biblioteca Interculturale del Quadraro, di Roma, e il libro “Un fiore fra le pietre”, di Paolo de Angelis), insomma in uno di tanti luoghi dove con attenzione, pazienza, ostinazione, si costruiscono legami e si insegna a riconoscere la lingua degli altri, e Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno, di questi tempi …
Incontrando, con sorpresa, un pezzo di mondo…
Ad ascoltare all’inizio in silenzio, con accanto una ragazza dai lineamenti che rivelano ascendenze maya, che a tratti gli stringe le mani e sembra sussurrargli visioni, un “grande vecchio” che un pezzo di storia è stato, ed ancora è, anche del nostro paese… Gerardo Lutte. Che chi ha seguito le voci del cattolicesimo critico, ricorda. Il sacerdote salesiano, belga, venuto dalla terra dei Valloni, insegnante di psicologia.
Il Profeta di Prato Rotondo cacciato dalla congregazione salesiana per avere denunciato “l’offesa” delle ricchezze delle congregazioni, e sospeso “a divinis”, per aver scelto “l’investitura dal basso” dei suoi baraccati, gli uomini e le donne della periferia romana, con i quali decise definitivamente di vivere. Gli anni sessanta e settanta a Roma, quando gli immigrati ricacciati a ridosso di discariche eravamo noi, quelli del nostro sud, furono anche la storia delle occupazioni della case popolari che Lutte accompagnò, in un viaggio che fu pure cammino di liberazione dalla marginalità e nuova coscienza di sé. Anche nei confronti della Chiesa.
Lutte, che per anni è stato docente di Psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, ha continuato a percorrere il mondo spiegando che Dio non è neutrale, e da anni ora vive in Guatemala, a occuparsi dei bambini di strada…
L’altra sera, dunque, in Italia per un “viaggio della speranza”, insieme alla sua giovane Germana, era lì ad ascoltare con gli occhi socchiusi. Perché ormai quasi non vede più, mi spiega Remo. Remo Marcone, che di Gerardo Lutte è, dai tempi di quelle lotte romane, una sorta di fratello minore, e che con lui ha poi tessuto quella grande rete di solidarietà per i bambini di strada del Guatemala che è Mojoca- Amistrada. E forse, l’immagine che più lo rappresenta, mi ricorda Remo, è la foto di lui accoccolato ad ascoltare, ad altezza di bambino, uno dei suoi bambini… i suoi bambini e le sue donne…
E quando è intervenuto, ancora ha parlato con voce di profeta. Denunciando sfruttamenti e violenza, parlando di questi tempi duri… un po’ deluso, anche, perché in troppi degli incontri avuti ha constatato la lontananza dei giovani. Un’assenza che la presenza di tanti giovani di un tempo, al di là del piacere personale, certo non compensa…
“Mi sono spaventato quando, in un incontro con una cinquantina di studenti universitari di Scienze della Formazione, mi sono reso conto che nessuno di loro sapeva delle trattative segrete tra la Commissione Europea e gli Stati Uniti, trattato che avrà conseguenze pesanti perché privatizzerà ancora di più i beni comuni, la sanità, la scuola, e ridurrà drasticamente ciò che rimane dei diritti dei lavoratori. Le facoltà di Scienze dell’Educazione, hanno lo scopo di preparare educatori che guideranno i bambini e i giovani ad inserirsi nella società. Ma come farlo se non si analizza la società in cui si vive?…”
Tempi duri… “Il nostro tempo è duro, ma permette l’emergere di una nuova coscienza planetaria, di una nuova umanità. Questo è il compito di ognuno di noi”. E ancora ricorda che dal basso, solo dal basso, solo con una partecipazione attiva e consapevole è possibile ostacolare le forze che minacciano l’umanità e la terra…
Chi disse che compito del profeta è opporsi al re e, ancor più, alla storia? Non ricordo… Ma quest’uomo profeta, certo, l’ho subito riconosciuto… “e insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, attraverso il mondo, riusciremo a creare una terra e cieli nuovi”.
Mi perdonerà l’autore del libro per cui si era tutti lì, lui e la sua storia che meritano una narrazione a parte… mi perdonerà l’urgenza di questo appunto incentrato su Gerardo Lutte, ma mi è stato difficile sottrarmi al fascino della figura di lui. Che sembrava, anche se seduto a lato, riempire della sua forza tutta la stanza. Lui e la sua giovane guatemalteca che, prendendolo a tratti per mano, a tratti, ora posso capire, gli sussurrava le immagini intorno…
Per chi non lo sappia, Lutte, personaggio di statura internazionale, che non perde occasione, per proclamare, oggi come ieri, che il potere degli uomini della Chiesa, “è usurpato, è anti-evangelico e quindi anti-umano…”, vive a Città del Guatemala, in una stanza ricavata nella “Casa 8 marzo”, la casa delle donne uscite dalla vita della strada, ancora proclamando, e testimoniando con la sua scelta, che “Dio non è neutrale”.