Su Kissinger si litiga:
fu forcaiolo o statista?
Poi furon Hillary&Kerry

Quando si parla di Henry Kissinger le polemiche sono inevitabili. Il personaggio è controverso e la sua attività è un mix di ombre e luci, per di più tenendo conto dell’enorme influenza che ha esercitato in seno ad alcune amministrazioni USA del secolo scorso.

Ciò detto intendo ribadire che fu un grande Segretario di Stato, più duttile e assai più intelligente di tutti coloro che hanno in seguito ricoperto questa carica chiave non solo in relazione alla politica estera americana, ma anche con riferimento allo scenario mondiale.

Ce ne ha fornito una prova lampante criticando senza remore la politica che Obama e Hillary Clinton hanno scelto di praticare sulla questione ucraina. In alcuni articoli – e in particolare in uno apparso sul “Wall Street Journal” – Kissinger ha dato ai suoi connazionali una vera e propria lezione di storia, materia che del resto conosce molto bene avendola insegnata per tanti anni alle università di Harvard e Georgetown.

 

Henry Kissinger con massacratore golpista cileno Pinochet

Henry Kissinger con massacratore golpista cileno Pinochet

 

Ha rammentato, in sostanza, che la civiltà russa è nata proprio a Kiev e non a Mosca. Che Russia e Ucraina hanno una storia in gran parte comune e che, infine, la Federazione russa ha diritto di avere confini sicuri criticando tra le righe la continua espansione dell’Alleanza Atlantica a Oriente.

Sbaglia, dunque, chi sostiene che, per rivolgersi a Kissinger, gli americani devono essere ormai alla frutta. Tutt’altro. Obama gli ha chiesto consiglio poiché – forse – ha finalmente compreso che la politica delle sanzioni e il muro contro muro in fondo non giovano. Soprattutto guardando agli equilibri globali che una superpotenza come gli Stati Uniti dovrebbe preservare e non distruggere.

 

E, degli equilibri mondiali, Kissinger si è sempre occupato ritenendoli essenziali per una politica estera degna di questo nome. In un primo tempo sul piano accademico. Ha infatti scritto un libro, ormai diventato classico, su Metternich e il Congresso di Vienna, il consesso dove le potenze che sconfissero Napoleone ridisegnarono la carta geografica europea dell’800. Notevole anche il suo volume sulla ricerca dell’equilibrio nell’era nucleare.

In un secondo tempo se ne occupò in qualità di Ministro degli Esteri USA, cercando sempre di realizzare nella pratica i principi espressi nelle sue opere accademiche. E’ senza dubbio un maestro della “realpolitik” che, com’è noto, non si fonda tanto su principi etici, quanto piuttosto su un’attenta analisi dei rapporti di potere, internazionali o anche all’interno di una singola nazione.

 

Definirlo semplicemente “forcaiolo” è, mi si consenta, parecchio riduttivo. E’ noto il ruolo che svolse nel golpe cileno (per fare un solo esempio), il quale portò alla morte di Allende e alla presa di potere di Pinochet. E infatti circola la celebre fotografia in cui stringe la mano al dittatore di Santiago.

Ma ve ne sono altre in cui le mani strette sono quelle di Mao e di Zhou En Lai. Ebbe infatti il coraggio di riaprire i canali di comunicazione con la Cina comunista dopo un lungo isolamento recandosi di persona a Pechino. Non solo. Svolse pure un ruolo chiave nella fine del conflitto del Vietnam, e nel 1973 negoziò la fine della guerra del Kippur frenando – lui ebreo – i propositi espansionistici di Israele.

 

Henry Kissinger e l'allora premier italiano Giulio Andreotti

Henry Kissinger e l’allora premier italiano Giulio Andreotti

 

Kissinger è machiavellico? Certamente, nella misura in cui dev’esserlo ogni personaggio che fa politica ad alti livelli. Né si può dimenticare che la sua azione era sempre volta a preservare gli interessi del Paese che gli diede la cittadinanza nel 1945 (Kissinger è ebreo tedesco).

Il mantenimento della propria sfera d’influenza è da sempre la bussola della politica estera delle grandi potenze. Così fu anche per l’Unione Sovietica, che si avvaleva però di un paravento ideologico per lungo tempo popolare in tutto il mondo. Ora Putin è in difficoltà perché quel paravento ideologico è scomparso, e quello panrusso non ha certo lo stesso fascino globale.

Attenzione quindi a non formulare giudizi sbrigativi e unilaterali. Politica e storia sono complesse, e giudicare secondo categorie preconfezionate può indurre a sottovalutare l’operato di un Segretario di Stato molto più intelligente di John Kerry o di Hillary Rodham Clinton.

 

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