Kobanê città leggenda tra Berlino e Baghdad

Chi sa se Kobanê, la città curda in terra siriana assediata dagli jihadisti del Califfo esiste ancora? Evanescenza del giornalismo senza memoria e attenzione. Il fatto, quando si ripete e si teme possa annoiare, lo butti. Comunque Kobanê c’è, a Kobanê ancora si combatte, a Kobanê i peshmerga stanno tenendo testa agli invasati di Daish e forse riusciranno ad ottenere la prima vittoria sul campo della ‘Coalizione’ contro lo Stato Islamico. Ma è della storia stessa delle città di Kobanê che oggi vogliamo parlarvi. Una storia che sembra leggenda.

Kobanê sino a 100 anni fa neppure esisteva! Una città che ha quasi più nomi che storia. Kobânî / Kobânê, in curdo, oppure ʿAyn al-ʿArab, ‘fonte degli Arabi’, nella lingua ufficiale del Kurdistan siriano, o semplicemente ‘Rojava’, ovest in curdo, ‘west’ in inglese, ed è segno del destino. Quando quella città viveva senza guerre o rivoluzioni in casa, aveva più di 50 mila abitanti e, da eterna terra di frontiera, ospitava e faceva convivere Curdi, Arabi, Turcomanni ed Armeni. Per capire come nasce Kobanê, possiamo ‘vederlo’ tornando con la memoria a certi film western quando la conquista del ‘west’ ti veniva mostrata attraverso la costruzione della prima ferrovia transcontinentale americana da est ad ovest, nell’espansione inarrestabile dei coloni bianchi ai danni degli indigeni pellerossa. Nel cinema si è celebrato il ‘Far West’, a Kobanê avvenne una sfida forse ancora più folle: la ferrovia Berlino-Baghdad. Stiamo parlando di una impresa ingegneristica avviata nel 1903, passata attraverso la prima guerra mondiale e finita -più o meno- con la seconda guerra mondiale. 1600 chilometri di binari attraverso imperi e continenti. Che c’entra Kobanê? In quel territorio non risultano insediamenti precedenti. Transito di carovane di cammelli tra l’Anatolia, la Mesopotamia e i deserti siriaci. Poi, esattamente 100 anni fa, una società tedesca costruì su quel territorio una delle stazioni della ferrovia Berlino-Baghdad. E il nome della società tedesca ‘Koban’ divenne quello della ‘città cantiere’.

Agglomerato di frontiera dalla sua nascita, quel luogo. Prima lo sconvolgimento ‘ferrovia’, poi la caduta dell’Impero Ottomano e di certezze secolari. I primi furono i rifugiati armeni cristiani, scampati ai massacri dei Giovani Turchi ottomani in Anatolia che fondarono un villaggio nelle vicinanze della stazione già nel 1915. Poi vi si insediarono anche i curdi musulmani che vivevano nell’area. Una convivenza complessa con gli arabi siriani e con i vicini turcomanni, mediata dalle autorità francesi nel corso del Mandato sulla Siria e sul Libano. Molti edifici di Kobane ricordano (se ancora esistono) quel periodo coloniale. Negli anni ’60 la maggior parte della popolazione armena emigrò nell’allora Armenia sovietica. Da allora ha prevalso una larga maggioranza di popolazione curda. Con la guerra civile siriana, la cittadina è passata sotto il controllo del movimento indipendentista curdo Yekîneyên Parastina Gel. Ma questa torna ad essere cronaca di guerra. E noi vogliamo solo quegli antichi binari. La ferrovia che doveva attraversare l’Impero Ottomano attraversò poi Turchia, Siria e Iraq per permettere alla Germania di avere un porto sul Golfo Persico. Ragioni di ieri esattamente come quelle di oggi: il governo tedesco d’allora aveva ottenuto importanti concessioni petrolifere in Iraq e voleva arrivare al porto di Bassora bypassando il Canale di Suez nelle mani inglesi. Stessi problemi con l’impero britannico da parte del sultano ottomano per il controllo del Mar Rosso e dell’Egitto.

Se l’Orient Express già collegava Parigi con Istanbul, molto più sofferto il percorso asiatico dalla capitale ottomana al golfo Persico. Dispute internazionali, problemi tecnici, la costruzione della ferrovia procedeva a rilento. Nel 1915, quando mancavano ancora 480 km al suo completamento, arriva la guerra. Baghdad viene occupata dalle truppe britanniche. Cambiano gli interessi strategici. La costruzione della ferrovia riprende negli anni trenta, ma viene abbandonata nel 1940, per l’altra guerra mondiale. Va detto che la ‘Baghdadbahn’ non fu un interesse esclusivo tedesco. Spartizione tra imperi. Alla Gran Bretagna toccò la costruzione della tratta Baghdad-Bassora. Alla Francia toccò la concessione Aleppo-Damasco-Gerusalemme, mentre la Russia ebbe riconfermata una vecchia concessione nell’Armenia ottomana, ai confini con l’Armenia russa. L’Italia, causa l’ostilità inglese fu esclusa anche dalle briciole del bottino tedesco. E qui scatta una bella storia di spionaggio. Nel 1913 il giornalista Giuseppe Bevione se ne va in giro per mesi in quelle terre allora selvagge, guardando e scrivendo non solo per i giornali. Lo strano reporter concentra la sua attenzione sul solo pezzo di Turchia fuori dagli interessi dei grandi imperi coloniali. L’Anatolia meridionale e la regione di Antalya. Scriveva allora Bevione: «Se l’Italia vuole essere qualcosa nell’Impero Ottomano, se vuole costituirsi una zona di prevalenza, non può ormai più cercare in altra parte dell’Asia Minore che qui». Antalya mirando a Smirne.

Dettaglio curioso di ‘italianità’ lontana in quelle terre. Il 5 marzo 1903 viene firmata la concessione per la ‘Baghdadbahn’. Dietro la ‘Société du Chemin de fer de Imperiale Baghdad’ la Deutsche Bank. Le partecipazioni alla Banca tedesca sono ovviamente la maggioranza (40%), l’ottoman Banque ha il 30%, la ferrovia anatolica il 10%), la viennese Corporation-Credit Suisse 7,5%, e la Commerciale Italiana un suo piccolo ma rispettabile 5%. Altre curiosità: le rotaie erano fornite dalla società Krupp e anche locomotive e materiale rotabile erano tedeschi (strano vero?). Per costruire la linea furono impegnati a volte più di 35mila lavoratori. Ma la corsa fu vinta anche allora dalla guerra. La Prima mondiale, la Grande Guerra. L’Impero Ottomano si schiera a fianco delle Potenze Centrali e assieme perdono la guerra. La neonata Turchia su quei binari fece allora correre il disonore della deportazione armena verso il massacro. Dalla storia all’oggi. Nel 2002 si decide il collegamento Istanbul-Baghdad ma la Terza Guerra del Golfo manda tutto all’aria. Prima Bush poi il Califfo a rendere incompiuto un sogno: un giallo di Agatha Christie da leggere sull’ Orient Express, mentre si attraversa l’Europa e i Balcani sino ad Istanbul. Poi col ‘Toro Express’ arrivare in Siria, tra Kobane ed Aleppo. Dove la scrittrice andava a raggiungere il marito archeologo. Noi a piangere quelle terre martoriate che portavano al Paradiso terrestre, laggiù, dove il Tigri e l’Eufrate finalmente assieme si annullano nel Golfo Persico.

 

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