
Immagine simbolo la foto di copertina diffusa dall’ANSA. Due personaggi che si incrociano ma non si incontrano. Il Papa ai confini della guerra dichiarata dal Califfo dei tagliagole al mondo. Il Papa in Turchia, ai confini diretti con Siria e Iraq. Il Papa nella terra dell’ultimo Califfato islamico vero, riconosciuto, quando il Sultano Ottomano regnava sul più vasto impero dell’Islam. Da ieri Papa Bergoglio è alle prese col potentissimo presidente Erdogan, protagonista della forte islamizzazione dello stato laico di Ataturk, che sta provocando non poche preoccupazioni alle minoranze religiose.
Ad onore della presidenza Erdogan, il potentissimo leader politico al potere ormai da 15 anni, c’è l’accoglienza ad un milione e mezzo di profughi tra cui anche molti cristiani e yazidi sfuggiti al massacro. Assieme alle molte ambiguità turche nella nascita e poi nel reale contrasto all’avanzata dell’ Isis in Siria e Iraq. Il Papa fa il suo mestiere e chiede ad alta voce che tacciano le armi. Anche se concede: ‘È lecito fermare l’aggressore ingiusto nel rispetto del diritto’. Perorazione chiave: ‘È fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani godano dei medesimi diritti e dei doveri’.
Un messaggio pastorale a caso, come ci si aspetta da un sacerdote che fa il Papa? Poco probabile. Forse Papa Bergoglio era stato informato di alcune dichiarazioni decisamente ‘forti’ fatte dal presidente turco alla vigilia della sua visita. Occasione, il vertice a Istanbul del Comitato sulla cooperazione economica dell’Organizzazione della conferenza islamica che riunisce i 57 Paesi musulmani. «L’Occidente non ci ama, vuole solo sfruttare le nostre ricchezze ed è per questo che si interessa dei conflitti in Medio Oriente». Un linguaggio simile a quello di alcuni gruppi islamici.
Del resto il presidente turco sostiene da tempo e in maniera più o meno aperta i Fratelli Musulmani e Hamas, calato nel ruolo di leader regionale che intende guidare l’ostilità verso gli stranieri più invadenti, primi fra tutti Stati Uniti ed Europa. Ma rileggiamo l’Ergogan pensiero nella cronaca di Molinari sulla Stampa. «Voglio dirlo apertamente – esordisce Erdogan- gli stranieri amano il petrolio, l’oro, i diamanti e la manodopera a basso costo del mondo islamico. Gli piacciono i conflitti, gli scontri e le dispute in Medio Oriente. Ma credetemi, noi non gli piaciamo affatto».
E’ una vecchia abitudine quella di Erdogan di non mandarle a dire. Forse ne soffre la diplomazia ma ne guadagna la chiarezza. «Sembrano nostri amici ma ci vogliono morti, gli piace veder morire i nostri figli, fino a quando lo sopporteremo?». Da qui l’imperativo posto dal presidente turco di «risolvere da soli i nostri problemi perché l’unica maniera per superare le crisi del mondo islamico è unità, solidarietà e alleanza al fine di porre fine alla solitudine della Palestina che dura da quasi un secolo, ai massacri in Iraq e in Siria». Erdogan fa proprio il messaggio politico dei Fratelli Musulmani.
Ma i rapporti Ankara Casa Bianca? Come valutare la svolta pro-fondamentalisti di Erdogan visto che lo stesso guida la nazione con il secondo esercito della Nato? Lo svela Erdogan dopo l’incontro recente con vice Usa Biden: «Li incontro sempre ma continuo a pensarla allo stesso modo, sono sensibili solo al petrolio». E l’ostilità dichiarata nei confronti dell’Occidente mette in campo misure contro gli aspetti più evidenti dell’occidentalizzazione nella vita quotidiana della popolazione turca, da Twitter alla moda femminile. Il partito laico lo accusa di imitare i «Sultani ottomani del passato».
La Turchia che ospita il Papa, roccaforte di un progetto di islamizzazione del mondo musulmano? In alternativa al progetto del Califfo Abu Bakr al Baghdadi di unificare il mondo arabo attraverso la violenza più brutale, le mosse di Erdogan di farsi unificatore dell’Islam richiamandosi all’eredità dei Sultani ottomani sembra avere una sua logica. Con potenzialità dirompenti. Dalla caricatura dell’America ‘scoperta’ dai musulmani al più concreto vertice con Putin. per trattare sulla sorte della Siria (forse anche della testa di Bashar al Assad) e dell’intero Medio Oriente. Europa e Usa a casa.
Caro Papa Bergoglio, il sua predecessore Francesco, quello di Assisi, in visita al Sultano Malik al Kamil a Damietta, più o meno 800 anni fa, non riuscì pacificare la fedi e il mondo. Speriamo vada meglio a Lei, ma ci pare difficile.