Kobane curda resiste
L’Isis non invincibile
scanna 46 a Mosul

Era un simbolo e i simboli avversi vanno abbattuti. La bandiera nera dell’Isis che miliziani jihadisti avevano issato alcuni giorni fa sulla collina di Tel Shahir, alle porte di Kobane, nel nord della Siria, è stata rimossa. Lo testimoniano le foto circolate su Twitter, mentre fonti locali confermano che i curdi del Ypg sono riusciti a respingere le forze Isis di circa 4 km verso est. Dove erano penetrati, i miliziani hanno confermato la loro ferocia con esecuzioni sommarie. Per l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, testimone sul campo, dice che i combattimenti continuano in alcune aree della città.

 

Kurdish-Islamic State conflict in Kobane

 

Partita vinta? Niente affatto. Il presidente francese Hollande: “Bisogna offrire a Kobane, città martire, città simbolo, i mezzi per difendersi contro il terrorismo”, ha detto il capo dello Stato. “La Turchia deve assolutamente aprire la sua frontiera per permettere di aiutare i cittadini curdi che stanno difendendo la città di Kobane contro l’assalto dell’Isis”. La Casa Bianca intanto quasi festeggia. La strategia adottata contro l’Isis “É solo all’inizio, ma sta funzionando”: lo afferma il portavoce della Casa Bianca, parlando dell’avanzata dei jihadisti nonostante i raid aerei alleati.

 

Intanto si apprende di quarantasei persone vittime di esecuzioni compiute nelle ultime 48 ore dai jihadisti dello Stato islamico a Mosul, in Iraq. La città fatta ‘capitale’ del presunto Stato Islamico, del Califfato di al-Baghdadi. La notizia arriva in occidente direttamente dalla seconda città irachena conquistata dall’Isis e manca di riscontri terzi ma è ritenuta attendibile dall’intelligence. Citate dal quotidiano panarabo al Arabi al Jadid, edito a Beirut con fondi del Qatar, le ‘fonti’ affermano che 12 delle vittime erano siriani accusati di spionaggio per la Coalizione anti-Isis.

 

Kurdish-Islamic State conflict in Kobane

 

Episodio preoccupante a Riad, in Arabia Saudita. Un cittadino statunitense è stato ucciso martedì in un agguato compiuto in una stazione di servizio nella zona orientale di Riad. Un altro statunitense è rimasto ferito. L’americano ucciso e il suo collega rimasto ferito erano entrambi dipendenti di Vinnel Arabia, un fornitore del Pentagono. Il killer, arrestato dopo un conflitto a fuoco con la polizia, è un cittadino saudita di 24 anni, nato negli Usa. Immediato l’allarme per l’ipotesi dello jihadista infiltrato. Poi la versione ‘morbida’ della follia con un licenziamento per motivi di droga.

 

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro