
Il dramma a Kobane e attorno la commedia, I combattenti dell’IS stanno riuscendo a neutralizzare la resistenza delle milizie curde. Gli attacchi aerei della coalizione si sono rivelati tardivi e insufficienti, mentre i 10mila uomini dell’esercito turco al di là del confine osservano, senza colpo ferire, gli uomini del Califfato fare strage dei curdi rimasti a difendere il centro della città. Kobane è stata abbandonata a se stessa. Per il Pentagono la sua capitolazione non sarebbe è un dramma. La difesa di Kobane non era un banco di prova per la capacità di arginare il potere dei jihadisti sunniti?
La coalizione internazionale non doveva sconfiggere sul campo il Califfato? E quale se non questo, l’obiettivo della Turchia? Non è che il presidente Erdogan gioca sporco e piglia per i fondelli il mondo? Per lui è più nemico Isis o lo sono i curdi? Detto latino, “il nemico del mio nemico è mio amico”, e le truppe del Califfo che ammazzano a Kobane in bel po’ di combattenti curdi forse ad Ankara non dispiacciono. Per la Turchia, l’interesse strategico primario non è la sconfitta di Isis ma la resa del regime di Bashar al Assad per mantenere lo status quo sulla questione del Kurdistan.
Intanto gli scontri in Siria continuano anche a ovest di Kobane, ma tra fronti diversi: miliziani anti-regime appoggiati da qaedisti locali e stranieri, contro forze lealiste siriane sostenute da jihadisti sciiti iracheni e libanesi e da Pasdaran iraniani. Frammenti di islam in campo. Incursioni dell’aviazione siriana attorno a Damasco. Un ordigno ha centrato la folla in un mercato ad Arbin. I morti accertati sono 22 e i feriti oltre cento. Le vittime a Kobane sarebbero ora 500. I profughi della regione di Kobane sono 300.000. Circa 200.000 sono fuggiti in Turchia, gli altri nelle vicine aree siriane.
Ma un’altra emergenza si sta consumando nell’ombra è quella umanitaria. Tagli dal Programma Alimentare Mondiale sulla distribuzione di cibo agli sfollati siriani. Mancano soldi. Da ottobre, ai 4 milioni di sfollati interni vengono garantite solo 1.500 calorie al giorno,il 60% per cento della razione alimentare consigliata per le emergenze. E nuovi tagli potrebbe esserci con l’arrivo dell’inverno che peggiorerà la situazione. La Turchia, criticata per l’immobilismo di questi giorni, sta però facendo fronte all’emergenza umanitaria totalmente delegata anche economicamente a loro.