
«Padre Paolo Dall’Oglio è vivo e sta bene. Si trova in una prigione nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nelle stessa prigione pare si trovino altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane rapite di recente». Lo scrive sul Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi da Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Fonte il 74enne Michel Kilo, intellettuale damasceno, una delle voci più note tra le opposizioni di sinistra alla dittatura siriana. Cristiano, ex militante comunista, arrestato più volte dalla polizia segreta di Assad.
Dettagli della prigionia. Rapito da militanti dello Ahrar al-Sham e poi ‘venduto’ ai capi dello Stato Islamico, è stato rinchiuso nel palazzo del governatorato di Raqqa assieme a tanti altri prigionieri occidentali, compreso James Foley, il primo dei giornalisti americani decapitati. Secondo Michel Kilo per Dall’Oglio e gli altri ostaggi la situazione si sta complicando. «Non è più una questione di prezzo. La partecipazione militare italiana alla nuova coalizione guidata dagli americani contro lo Stato Islamico introduce l’elemento politico. Un conto è mandare aiuti civili, un altro spedire armi».
La polemica sul fronte occidentale dei riscatti si fa intanto rovente. Contrari a qualsiasi trattativa Washington e Londra. Obama contro la Francia è arrivato all’ironia: ‘Dice di non pagare per liberare i suoi ostaggi, e invece lo fa’. E l’Italia? E l’Italia paga, anche se non lo ammette. «Ogni Paese è sovrano di trattare o meno con i rapitori», precisa il governo, confessando di fatto. Così l’Italia si distanzia dalle scelte del presidente Usa e del primo ministro Cameron, entrambi sostenitori dell’ equazione pagamento di un riscatto all’Isis eguale ad un finanziamento diretto del gruppo armato.
Chi paga e come avviene la trattativa e il pagamento? Secondo Rukmini Callimachi, reporter del New York Times, gran parte dei paesi europei cedono al ricatto. «Non li vorremmo pagare, ma non possiamo lasciar morire i nostri cittadini», confessa un ambasciatore. Esempio emblematico: 2003, un aereo militare tedesco arriva a Bamako, capitale del Mali. Poche persone con tre valigette piene di cinque milioni di dollari. Non un riscatto. Un “aiuto umanitario” al Mali. Le tre valigette vennero consegnare nel nord del paese. Pochi giorni dopo degli ostaggi rapiti in Algeria vennero liberati.
A pagare di più sono stati i francesi, che hanno subito il numero maggiore di rapimenti. 58 milioni di dollari in riscatti. Tra i paesi europei, la Svizzera ha pagato 14 milioni, seguita dalla Spagna con circa 10. Anche l’Italia avrebbe pagato Al Qaeda. Simona Pari e Simona Torretta (settembre 2004), Giuliana Sgrena (febbraio 2005), Clementina Cantoni (Afghanistan, maggio 2005), Rossella Urru (ottobre 2011) e Mariasandra Mariani (febbraio 2011), tutti conclusi con il pagamento di un riscatto. Trattativa condotta dai Servizi segreti, l’Aise, e fondi altrettanto segreti, ma sempre tasche italiane.
Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due sprovvedute volontarie rapite in Siria a fine luglio, sono state l’ultimo episodio di sequestro di cittadini italiani all’estero giunti a sei casi. Prima delle due ragazze, era toccato a Marco Vallisa, un tecnico sequestrato il 5 luglio in Libia. Sempre il Libia, i sono perse le tracce di Gianluca Salviato, impiegato per una società di costruzioni. In Siria, da oltre un anno si sono perse le tracce di Padre Dall’Oglio, gesuita romano. Mentre da oltre due anni non si hanno notizie del cooperante Giovanni Lo Porto, palermitano sequestrato in Pakistan nel 2012.