
La coalizione prende forma ma non convince: Kerry ottiene l’appoggio di 10 Paesi arabi tra i dubbi sulle loro precedenti alleanze in Siria e Iraq che, sulle organizzazioni jihadiste sunnite da cui trae origine l’IS di al Baghdadi, avevano posizioni decisamente diverse tra loro, sino ad essere tra i finanziatori più o meno occulti. Manca per ora il sostegno ufficiale di Ankara, che teme per la sorte dei 49 cittadini rapiti dai miliziani jihadisti lo scorso giugno. Anche per la Turchia rivisitazione di passati sostegni. Ma non convince soprattutto l’ipotesi che combatteranno solo iracheni e curdi.
E’ accaduto l’11 settembre, quasi a risarcimento della storia del maledetto 2001 imposto al mondo dall’emiro saudita Bin Laden. Il segretario di Stato americano John Kerry dal vertice di Gedda ha incassato ciò che voleva, cioè il sostegno ufficiale alla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti da parte di Bahrain, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Ovviamente tutte da definire le diverse modalità di partecipazione, sicuramente di tipo finanziario per tutti, ma con prestazioni militari non sul campo ma tutte ancora da immaginare.
Il comunicato conclusivo al termine del vertice di Gedda fa riferimento alla risoluzione 7804 della Lega Araba contro il terrorismo presa il 7 settembre scorso al Cairo. Quella sorta di succursale Onu nel mondo arabo riposta alla risoluzione 2170 del Consiglio di Sicurezza e vincola gli Stati membri “nell’impegno a mettere in atto le direttive delineate durante i colloqui della NATO in Galles per sconfiggere il terrorismo internazionale”. Grande Coalizione Anticaliffo con la benedizione di Onu, Nato e Laga Araba. Non manca proprio nessuno, salvo forse la Russia arrabbiata sull’Ucraina.
Il partecipare alla coalizione non implica il coinvolgimento diretto di soldati arabi nel conflitto, è stato detto a Gedda, se non quelli appartenenti all’esercito iracheno che verranno addestrati dai consiglieri militari americani. Washington ha annunciato che ne invierà altri 475, oltre a quelli Nato. La partecipazione degli Stati arabi si concretizzerà su piani non strettamente militari. Ad esempio impedire a jihadisti locali di spostarsi in Iraq e Siria a combattere per lo Stato Islamico. Fine di ogni forma di finanziamento a IS. Aiuti umanitari alle popolazioni colpite dalle scorribande jihadiste.
Rimangono forti dubbi sull’effettiva capacità Usa di coinvolgere tutti i soggetti della Coalizione. La Turchia, ad esempio, non consentirà di condurre attacchi dal suo territorio e non prenderà parte ad operazioni militari temendo una ritorsione da parte delle milizie jihadiste che hanno in ostaggio 49 cittadini turchi, tra cui diplomatici e bambini, rapiti l’11 giugno scorso dal consolato turco a Mosul. Nulla di scontato insomma. Con qualche preoccupazione in aumento. Ad esempio le stime sulle forze dell’avversario fatte dalla Cia: tra i 20 e i 31mila uomini. Il triplo rispetto al maggio scorso.