Ancora Russia-Ucraina, ancora destra-sinistra, tra molta confusione, (seconda puntata)

Ancora Russia Ucraina, e lo strano atteggiamento della stampa italiana sul tema.

Pochi giorni fa ho dedicato un articolo su “Remocontro” allo strano atteggiamento della stampa italiana circa l’Ucraina. In sostanza notavo che mentre i quotidiani definiti “di sinistra” (o progressisti) sposano in pieno le tesi dell’attuale governo di Kiev e l’espansione della NATO a Est caldeggiata dal suo segretario Anders Fogh Rasmussen, quelli definiti “di destra” (o moderati, per non dire reazionari) sostengono invece la posizione opposta tenendo conto delle ragioni della Federazione russa.
Concludevo che, dal mio punto di vista, tale contrapposizione è anomala o quanto meno innaturale, giacché l’espansionismo sempre più manifesto della NATO, spinto da americani, inglesi, polacchi e Stati baltici, con gli altri Paesi europei più o meno intruppati, dovrebbe invece destare serie preoccupazioni proprio nell’opinione pubblica che legge i giornali progressisti (e di solito soltanto quelli).

Un lettore commentò che affrontare la questione in termini di destra/sinistra gli pareva un’impostazione un po’ “vecchiotta”. Senza dubbio ha almeno in parte ragione, dal momento che le due parole anzidette hanno da parecchio tempo a questa parte perduto sia mordente sia significato, smarrendosi nella palude di una politica italiana nella quale gli antichi punti di riferimento non esistono più.
Tuttavia insisto e riprendo brevemente il tema, che mi sembra molto importante. Dopo l’ultimo vertice della NATO a Newport, la divisione innaturale della stampa italiana di cui parlavo poc’anzi è diventata ancora più evidente. “Repubblica” e compagnia ci dicono in sostanza che l’idea di piazzare basi dell’Alleanza Atlantica ai confini della Russia è ottima, un buon deterrente da contrapporre alle mire imperialistiche di Putin.

Non solo. E’ giusto pure creare una “forza d’intervento rapida” (alla quale dovrebbero partecipare anche truppe italiane) in grado di ingaggiare battaglia – se sarà il caso – con l’esercito di Mosca (o con gli insorti filo-russi, non si capisce bene). Sta di fatto che per trovare voci apertamente discordanti uno deve andarsi a leggere il “Giornale” (“Europa fermati”, titolava ieri il quotidiano di Berlusconi), oppure “Libero”.
Su quest’ultimo Carlo Panella scrive che “proprio nel giorno in cui il governo di Kiev è stato costretto a siglare a Minsk un cessate il fuoco perdente, dopo aver subito una serie di rovesci militari, i Paesi NATO hanno alzato i toni al calor bianco contro la Russia. Solo i toni però, perché le nuove sanzioni sono sospese proprio a causa della tregua, e il battaglione di intervento rapido di stanza nell’Est è una mossa di teatro (nel senso di avanspettacolo)”.

E non è finita qui. Sul “Corriere della Sera” c’era finora solo la voce discordante di Sergio Romano. Adesso interviene addirittura Piero Ostellino, esponente di punta del liberismo nostrano, il quale riconosce apertamente che in Ucraina l’Europa sta sbagliando alla grossa e che non è possibile negare a Mosca il diritto di difendere la propria rilevante minoranza nel Paese confinante. Ostellino rammenta inoltre – come ha più volte fatto Romano – che la stessa civiltà russa è nata proprio sul suolo ucraino.
Insomma, che succede? Possibile che liberisti, moderati e reazionari capiscano bene le ragioni russe, e che i progressisti con varie etichette siano oggi diventati sostenitori di quell’Alleanza Atlantica che non molti decenni orsono neppure volevano nel territorio italiano? Può anche darsi che la mia impostazione sia vecchiotta, però qualcuno – se ne è capace – dovrebbe spiegarmi le origini di questa situazione, che definire “strana” è dir poco.

 

 

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