
I sette punti della proposta Putin
Al fine di fermare lo spargimento di sangue e di stabilizzare la situazione nel sud-est dell’Ucraina, entrambe le parti – Kiev e separatisti – dovrebbero concordare e attuare una serie di azioni, secondo Putin.
Il colpo di scena tocca al presidente ucraino Petro Poroshenko, che annuncia di avere raggiunto un accordo per una tregua con i separatisti filorussi nell’Ucraina orientale, dopo averne discusso con il presidente russo Putin. Agenzie stampa di tutto il mondo a diffondere la lieta nuova, e subito dopo una ‘quasi smentita’ da parte del governo di Mosca, che ha spiegato di non avere concordato nulla non essendo parte del conflitto. L’Ucraina ha riformulato il suo comunicato parlando di ‘progressi verso un cessate il fuoco’. Il giochino del ‘c’è’ e ‘non c’è’ tra Russia ed Ucraina nelle regioni ribelli.
Poroshenko aveva parlato a lungo con Putin nella mattina di mercoledì, trovandosi d’accordo su diversi punti -aveva spiegato in precedenza il portavoce di Putin- precisando subito ad un’agenzia di stampa russa che Putin e Poroshenko avevano discusso “di come risolvere il conflitto. Nessun accordo di tregua perché la Russia non è coinvolta nel conflitto”. Una precisazione non di dettaglio, sulla partecipazione ufficiale russa a una trattativa su quello che succede in Ucraina. La controparte di Kiev, i leader dei separatisti in Ucraina, per ora non ci sono pronunciati forse in attesa di dettagli.
Due gli elementi che probabilmente aiutato il compromesso tra le parti in campo. Da un lato la sconfitta militare di Kiev e un bilancio umanitario catastrofico. Circa 2600 morti e quasi un milione di profughi verso ovest od oltre il confine con la Russia a est. Secondo elemento, le spinte Nato verso preoccupanti scenari di scontro. Barack Obama, a Tallin con i leader delle repubbliche baltiche, Estonia, Lituania e Lettonia, ad annunciare le decisioni della Nato che formalmente arriveranno domani in Galles. Un piano di ‘pronto intervento’ proprio sul fronte est a fronteggiare e stuzzicate il Cremlino.
Poco dopo l’annuncio di tregua il premier dell’Ucraina Arseni Iatseniuk ha comunica al consiglio dei ministri di un non meglio precisato ‘Progetto Muro’ per “costruire una vera frontiera con la Russia”, Paese che dovrebbe essere indicato come “aggressore” nella nuova dottrina di difesa ucraina. Intanto diventano note le condizioni di Putin per la pace: ritiro delle truppe ucraine dal sud-est, esclusione dell’uso dell’aviazione contro i civili, oggettivo controllo internazionale del cessate del fuoco, scambio di prigionieri e l’apertura di corridoi umanitari alla popolazione del Donbass.