A Gaza è morto un pezzo di noi, Simone Camilli

Le notizie impossibili da dare che comunque ti si impongono, bastarde. Perché la Notizia spesso è carogna. Come questa: la morte di un giovane uomo, un ‘ragazzo’, anche se a sua volta papà di una piccola creatura, ucciso nella esplosione di una bomba d’aereo israeliana rimasta inesplosa che tentavano di disinnescare a Beit Lahya, nel nord di Gaza.

Si chiamava Simone Camilli ed era un videoreporter che lavorava sul fronte delle guerre per diverse agenzie internazionali, tra cui l’Associated Press. Un uomo in gamba Simone, figlio di un altro ‘antico’ giornalista del Tg1 e poi della TgR di cui la Rai speriamo non abbia perso memoria.

Con Simone, nell’esplosione dell’ordigno, hanno perso la vita altre sei persone: il suo interprete e cinque artificieri palestinesi. Il giornalista italiano, il nostro giovane amico Simone che avevamo visto poco più che ragazzo cimentarsi nel mestiere d’azzardo del reporter in zone e situazioni a rischio sia a Pristina, in Kosovo, sia in occasione della cattura del boia di Srebrenica Ratko Mladic.

Simone è il primo reporter straniero ucciso nel conflitto che ha provocato 1.900 vittime palestinesi e 67 israeliani. Una attenzione particolare quella di Simone alla terra e gente di Palestina e ai loro tormenti che aveva documento più volte negli anni addietro.

 

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