
L’indeciso Obama alla fine ha dovuto decidere. «Oggi ho autorizzato bombardamenti aerei mirati in Iraq per colpire i terroristi e proteggere il personale americano. Ho autorizzato anche il lancio di aiuti umanitari a favore della popolazione irachena in difficoltà. Bombarderemo i jahidisti se necessario, se avanzeranno verso la città di Erbil», ha aggiunto Obama parlando in diretta Tv. Gli Stati Uniti -spiega- «Sono stati costretti ad agire per evitare un genocidio. Non possiamo chiudere gli occhi». Ma, giura Obama, nessun militare statunitense rimetterà più piede in territorio iracheno.
Aerei cargo americani hanno iniziato a lanciare viveri e medicine alle decine di migliaia di cristiani iracheni intrappolati sulle montagne del Sinjar dai militanti dello Stato islamico. Lo riferisce Abc News che cita funzionari Usa. Un alto ufficiale del Pentagono ha confermato alla Cnn che gli aerei cargo americani sono già pronti per il lancio di viveri e medicine alla popolazione intrappolata. Dal Pentagono preoccupazioni per la sicurezza di 40 soldati Usa ad Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, che potrebbero essere minacciati dai miliziani dell’ex Isis, lo Stato Islamico del Califfo.
Sempre più drammatica situazione delle minoranze religiose in Iraq. Catastrofe umanitaria, secondo molti. Sarebbero 100mila i cristiani in fuga dalle città del nord iracheno conquistate dai jihadisti che -secondo la denuncia del patriarca caldeo di Kirkuk, Louis Sako- Le chiese sono occupate, le croci sono state tolte. Profughi disperati fuggiti con nient’altro che i loro vestiti addosso, alcuni a piedi, per cercare la salvezza nel vicino Kurdistan. Il prelato ha aggiunto che i jihadisti hanno bruciato 1.500 manoscritti della prima cristianità. Un patrimonio storico dell’intera umanità cancellato.
Oltre alla terribile condizione della minoranza Yazidi, una confessione pre-islamica finita nel mirino dell’IS quanto ma forse ancor di più di quella cristiana e di quella musulmano-sciita. Centinaia di donne e ragazze della minoranza religiosa sarebbero state fatte prigioniere dai miliziani che si sono impadroniti della città di Sinjar ‘ripulendola dagli infedeli’. Secondo la deputata irachena Dakhil «I miliziani dell’IS hanno ucciso 500 uomini solo perché Yazidi e hanno fatto prigioniere 500 donne tenute ora in una località vicino a Tel Afar». Gli Yazidi in fuga sarebbero decine di migliaia.
Sta accadendo a Qaraqosh, la più grande città cristiana dell’Iraq, formata nel percorso delle prime comunità cristiane migranti dalla Palestina lungo la Mesopotamia. Siamo nella provincia di Ninive di cui Mosul è la capitale, territorio in mano ai jihadisti. Miliziani Isis che, oltre a Mosul hanno conquistato le città vicine di Tal Kayf, Bartella e Karamlesh. Respinto per fortuna il tentativo prendere il controllo della principale diga del Paese, a nord di Mosul sul Tigri. Le truppe curde dei Peshmerga hanno respinto l’attacco dei miliziani provocando forti e soprattutto significative perdite.
Tra gli uccisi, secondo fonti credibili, vi sarebbe uno dei più importanti responsabili militari dello Stato islamico, il cittadino giorgianoTurkhan Patervishelli, conosciuto come Abu Omar il Ceceno. L’esponente jihadista sarebbe un ex militare dell’esercito giorgiano che nel 2008 aveva combattuto contro la Russia e poi era passato in Siria, dove aveva comandato il battaglione ceceno sotto le insegne del fronte Al Nusra, la branca siriana di Al Qaida. Successivamente aveva dichiarato la sua fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi, ‘Califfo’ dello Stato islamico, con il quale stava ora combattendo.
Altro dato significativo e allarmante che sta emergendo dall’attacco fondamentalista in Iraq. Il 10% dei miliziani dell’Isis sarebbero turchi. Lo scrive il settimanale tedesco ‘Die Welt’, secondo cui i combattenti dell’Isis, per lo più stranieri, sono fra 10 e 15mila. Tra loro più di mille sarebbero turchi. Secondo altre stime citate dalla stampa turca, il loro numero potrebbe essere molto maggiore. Del gruppo armato accusato di violenze e atrocità in Siria e Iraq, farebbero parte anche miliziani europei sempre di origine turca giunti da Germania, Francia, Belgio e Austria, scrive ancora Die Welt.