Iraq senza gli Usa:
l’abbraccio mortale
degli sciiti iraniani

I salvatori iraniani

La progressione dei fatti, oltre drammatica, è per alcuni versi incredibile. La massima autorità religiosa sciita dell’Iraq, il Grande ayatollah Ali al Sistani, ha lanciato un appello a “tutti coloro in grado di portare le armi” perché si arruolino per combattere l’avanzata dei jihadisti sunniti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Anche alcune moschee sciite di Baghdad stanno diffondendo un appello ai fedeli perché si armino per difendere la città”. Secondo lo Wall Street Journal che cita fonti della sicurezza di Teheran, l’Iran avrebbe dispiegato tre battaglioni delle forze speciali dei Pasdaran in Iraq per affiancare i soldati di Baghdad. I responsabili Usa parlano di semplici ‘milizie’.

 

Iraq Iran Ayatollah sito

 

Crudeltà jihadista

La commissione dell’Onu per i diritti umani, da Ginevra, ha confermato le esecuzioni sommarie di civili e soldati in Iraq da parte dei jihadisti. Tra gli episodi denunciati, l’uccisione di 17 civili che lavoravano per la polizia locale avvenuta in una strada di Mosul. Secondo il portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani Rupert Colville “le persone uccise sarebbero centinaia e i feriti un migliaio”. Intanto continua la maxi-offensiva degli jihadisti. L’esercito iracheno bombarda le loro postazioni a Saadiyah e Jalawla, due villaggi della provincia di Diyala conquistati dagli insorti. Lo riferisce al Arabiya. La zona è strategica perché apre la strada all’avanzata verso Baghdad.

 

Impotenza Usa

Mentre in Iraq tutto precipita, gli Stati Uniti prendono tempo, quasi a far si che si realizzi sul campo una situazione a loro gradita. Il Nord curdo, il sud sciita-iraniano? E l’Iraq che fu di Saddam, quello sunnita e senza petrolio? Sospetti che stanno prendendo corpo in molte capitali nel mondo. Dagli Usa le risposte rituali di quando non si ha nulla da dire. ”Il presidente Obama si è incontrato con il suo team di esperti in politica estera per valutare una serie di opzioni, fra cui quella militare”, prova a convincere il mondo il segretario di Stato americano, John Kerry in visita a Londra. E Kerry, si aspetta che vengano prese ”decisioni tempestive” dal presidente Barack Obama. Imbarazzo generale

 

Si salvi chi può

A causa dell’avanzata jihadista, decine di americani, civili e contractor, sono stati evacuati dalla base militare irachena di Balad, uno dei maggiori centri di addestramento del Paese. Non è ancora la fuga generale ma poco ci manca. “Lo status del personale all’ambasciata americana a Bagdad e nei consolati in Iraq non è cambiato”, precisa il Dipartimento di Stato, per dire che diplomatici e spie rimangono ancora sul posto, ad evitare l’immagine umiliante e storica degli elicotteri Usa che decollavano dal tetto dell’ambasciata di Saigon nella fuga generale dal VietNam. Partiti 3 aerei di americani, dice Fox News, aggiungendo eufemisticamente che la missione è al momento ‘sospesa’.

 

Iraqi volunteers to help the national army at a shia area of Baghdad

 

La jihad su Baghdad

I jihadisti intanto hanno conquistato due località in una provincia a nord-est di Baghdad. Si tratta di Jalawla e Saadiyah, a nord est di Baquba. Le forze di sicurezza hanno lasciato le loro postazioni di fronte all’avanzata dei jihadisti. Quando resta delle forze armate irachene sta cercando di impedire la conquista di Baquba, 50 chilometri a nord-est di Baghdad, capoluogo della provincia di Diyala che confina con l’Iran. Lo riferisce la televisione iraniana in lingua inglese. Gli scontri nei dintorni di Muqdadiyah, 50 chilometri dal confine e un centinaio da Baghdad. Alle porte della capitale. E se mai cadesse Baghdad non resisterebbe più l’Iraq come lo conosceva sino ad oggi il mondo.

Tags: Baghdad
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