Stragi e Segreto di Stato. Troppe attese e illusioni

Segreti di Stato e stragi, tanta demagogia, poca trasparenza e finte ingenuità

Cosa vuol dire desecretare un documento su eventi tragici avvenuti 20, 30, 50 anni fa? Qualcuno può credere che sulla strage di Piazza Fontana -per citare la più nota tra tutte le ferite alla nostra democrazia- sia mai esistito un documento che raccontava la verità su quella bomba? L’ingenuità non è concessa: crederci è solo malafede. Le strutture che eventualmente depistarono da subito la ricerca della verità non avrebbero elaborato da subito le bugie necessarie a costruire la loro verità stabilita a tavolino? Che verità potrebbe venire dai segreti posseduti da Servizi Segreti deviati o incapaci? Ancora, qual’è il meccanismo del Segreto di Stato e quanto esso avvicina o allontana da una ipotetica verità? Chi conosce qualcosa del mondo dei segreti, o meglio, delle cosa riservate, sa che la cosiddetta “Desecretazione” è una operazione di immagine a rischio di ulteriore depistaggio.

La decisione della presidenza del Consiglio sulle stragi è certamente una notizia di peso, idealmente positiva. Analoga richiesta era venuta sulle circostanza della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Applausi, qualche sepolta polemica sulle vicende somale, e molta ipocrisia. Che la desecretazione sia un fatto buono e giusto è fuori di discussione: andava fatta prima. Che tutto ciò sia destinato a produrre effetti sulla memoria storica del Paese restano forti dubbi sulla base di quanto detto sopra. Troppa demagogia e, temo, malafede attorno a certi “misteri”. Immaginiamo ora una vera e propria mole di documenti non filtrata da professionisti, magistrati e addetti ai lavori che li verifica e che poi li contestualizza. Tutto questo materiale sbattuto a stralci sulla pagine dei giornali. Più o meno come avere oggi il resoconto stenografico di una riunione del Pcus sovietico dei tempi di Stalin.

L’attuale legge sul segreto di Stato impedisce ai servizi o ad altre istituzioni dello Stato di opporre il segreto alle richieste dell’autorità giudiziaria sui reati di strage. Durante decine di processi che negli ultimi quasi cinquant’anni si sono celebrati sulle stragi, i magistrati hanno avuto accesso diretto ai fascicoli archiviati dai servizi italiani. Risultati per l’acquisizione della verità assoluta e finale? Zero. Quando al Tg1 mi occupavo di giornalismo investigativo ho avuto modo di conoscere l’allora famigerato Capitano La Bruna, del Sid, e di avere accesso a un suo personale archivio di “veline”. Cartaccia e tanto pettegolume: “sembra, si dice, ci riferiscono, fonti vicine, fonti riservate, eccetera eccetera. Io scaricai La Bruna. Per gli archivi dello Stato sono probabilmente parte degli stessi documenti desecretati.

Anche le varie Commissioni parlamentari che si sono occupate di terrorismo in Italia hanno sempre potuto accedere alla documentazione dell’intelligence. Più o meno tutta, ci fu giurato. Ma tutte le ricerche d’archivio su materiale sensibile, è bene ripeterlo, sono state compiute unicamente da professionisti, magistrati o consulenti delle Commissioni parlamentari. Cioè, da persone in grado di estrarre dai faldoni soltanto le notizie utili alle inchieste e alla ricerca della verità. Con il nuovo provvedimento del governo, le centinaia di faldoni contenenti tutte le carte in qualche modo collegate alle stragi che verranno ora “aperti al pubblico”. Tutte le carte, comprese quelle che riportano “soffiate” raccolte da informatori o fornite da servizi segreti amici o alleati e che poi non hanno trovato alcun riscontro nelle indagini di polizia giudiziaria. Una valanga di carta sostanzialmente inutile che già era stata vagliata dalla magistratura

C’è chi ha denunciato il rischio di confondere in tal modo la realtà. Immaginiamo un mucchio di ipotesi spesso strampalate gettate in pasto a giornalisti d’avventura o dietrologi a tempo pieno! Immaginiamo piste accantonate perché ritenute false che tornano all’attenzione di un’opinione pubblica lontana decenni dai fatti e dal contesto! Immaginiamo che negli archivi da svuotare ci siano anche valutazioni e informazioni provenienti da Servizi amici che ora verrebbero sputtanati! Alla fin fine sembra solo un gran pasticcio per vendere aria fritta e incassare applausi. Chiarito che la magistratura ha il potere di superare qualsiasi ipotesi di “Segreto di Stato” sulle stragi, basterebbe ampliare il campo dove quel segreto è inapplicabile. Per il resto, se il governo fa sul serio ben venga comunque l’apertura di vecchi fascicoli: col segreto potrebbero cadere anche miti e demagogiche montature.

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