
Da lunedì a Vienna i capi negoziatori dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, più la Germania dovrebbero incontrarsi per discutere dell’Accordo sul nucleare del novembre 2013. Condizionale d’obbligo dopo la nomina ytra i mediatori oiraniani di Hamid Aboutalebi, uno degli Studenti Islamici che presero in ostaggio 52 americani nell’Ambasciata americana di Teheran nel 1979.
Secondo i più ottimisti la bozza finale potrebbe essere redatta a maggio per siglare il patto definitivo entro il 20 luglio, data in cui scade l’accordo interinale firmato a febbraio 2014 a Vienna e che dovrebbe essere rinnovato se non si raggiungerà all’intesa definitiva.
Un segnale positivo si coglie nel primo contratto che la Boeing firmerà con Teheran dal 1979.
La Compagnia statunitense è autorizzata a vendere componenti che riguardano la sicurezza del volo per gli aerei venduti prima del 1979.
L’obsolescenza del parco aereo iraniano ha causato negli ultimi 25 anni più di 200 incidenti con un bilancio di oltre 2 mila vittime.
L’autorizzazione proviene dal Dipartimento del Tesoro USA nel quadro dell’accordo temporaneo che prevede l’allentamento delle sanzioni finanziarie e commerciali contro l’Iran.
Ma non mancano gli ostacoli.
A livello Regionale permangono le perplessità di Arabia Saudita e Paesi del Golfo oltre che di Israele, convinti che i moderati iraniani abbiano messo in atto una trappola agli USA per guadagnare tempo nella corsa al nucleare atomico.
Per dare respiro a questo scetticismo, da un lato Israele minaccia iniziative militari unilaterali contro l’Iran e dall’altro i sauditi, con la solidarietà del CCG, nell’ottobre 2013 hanno rifiutato il seggio di membro temporaneo nel C.d.S. ONU in segno di protesta contro la sospensione del previsto attacco alla Siria e l’avvio dei colloqui con l’Iran.
I problemi maggiori sembrano venire questa volta sul piano interno.
L’Iran rimane fermo sul reattore ad acqua di Arak che il P5+1 vuole neutralizzare completamente mentre Teheran lo definisce un impianto a scopi esclusivamente energetici.
Suscita anche perplessità l’accordo commerciale che avrebbero stipulato Iran e Russia per la vendita di greggio che violerebbe l’intesa fra i P5+1 e Iran perché cancellerebbe le sanzioni energetiche ed economiche prima della firma dell’accordo sul nucleare.
Inoltre, nell’attesa del ritiro delle sanzioni da parte della Comunità Internazionale, Teheran tenta di attrarre Banche occidentali per transazioni a scopi umanitari ufficialmente non sanzionate dalle misure contro il nucleare.
Ma l’iniziativa non ha ancora riscosso la fiducia di investitori.
Un altro più ambizioso tentativo è quello di aprire un fronte distensivo con la storica nemica, l’Arabia Saudita.
Posizione in merito alla quale Rowani ha pubblicamente dichiarato che “l’interazione e la cooperazione fra Teheran e Riyadh porterà senza dubbio benefici e stabilità e alla sicurezza dell’intera Regione”.
Senza alcunaq risposta da èarte dei sauditi dai sauditi.
Ma il problema che potrebbe mettere in forse persino la ripresa dei round negoziali a Vienna è dato dall’inopportuna nomina di Hamid Aboutalebi, vicino al gruppo degli Studenti Islamici che presero in ostaggio 52 americani nell’Ambasciata americana di Teheran nel 1979.
L’immediata reazione USA è dello stesso Presidente Obama che ha definito la nomina “estremamente problematica”.
Nomina che potrebbe portare gli americani a negare il visto.
In questo caso, non solo salterebbero i prossimi colloqui a Vienna ma l’intero Accordo sul nucleare firmato a Ginevra il 24 novembre.
La concessione presumibilmente fatta dal moderato Rowani ai conservatori di Ahmedi Nejad e alla Guida Suprema Al’ Khamenei, sempre più irritato per la lentezza delle procedure per l’annullamento delle sanzioni da parte di USA ed EU, potrebbe segnare la fine dello storico riavvicinamento Iran – USA dopo 33 anni di conflitti.