Arabia Saudita leader
più guerra alla Siria
in conto Lega araba

Chiaro il definitivo spostamento verso il ruolo egemonico dell’Arabia Saudita. Elementi? Il Consiglio di Cooperazione del Golfo neppure fiata contro il Qatar per l’appoggio fornito da Doha ai Fratelli Musulmani. Una sfida di massa. Drammatica perché le 529 condanne già emesse sono solo la prima parte di quella che il prossimo 28 aprile sarà pronunciata contro altri 683 Fratelli Musulmani fra i quali la loro guida spirituale Mohamed Badie.

Condanne passate senza che neppure il Qatar abbia poi speso una parola di dubbio.

Il terzo segnale è la richiesta del principe ereditario saudita Salman di dare all’opposizione il seggio che in seno alla Lega Araba spetta a Damasco.

Seggio che è vacante dal novembre 2011 e non ancora concesso ai rivoltosi per l’opposizione di Algeria, Iraq e Libano.

Comunque, in apertura di Vertice il Presidente della Coalizione delle opposizioni imposto dall’Arabia Saudita Ahmed Jarba ha potuto prendere la parola nonostante le critiche per l’opaca gestione economica e la scarsa considerazione che ne ha il dissidente storico Michel Kilo, leader del Blocco Democratico della Coalizione.

 

E’ ancora l’Arabia Saudita a dominare nel documento conclusivo del Vertice che chiude con due richieste: intervento del Consiglio di Sicurezza ONU per fermare il conflitto siriano e invio di armi alle milizie siriane e jihadiste straniere.

Richiesta, quest’ultima, fatta dal principe Salman che ne ha esposto la necessità “per alterare la situazione sul campo”.

Situazione di difficoltà per le opposizioni che dopo le sconfitte a Qusayr nel dicembre 2013 e Yabroud nel marzo 2014 hanno perduto il controllo della Frontiera con il Libano da dove arrivavano militanti e armi.

L’opposizione si trova a un bivio dopo aver iniziato a fine marzo una campagna offensiva sul valico di Kasab alla frontiera siro-libanese nella provincia di Lakatya.

Il controllo del valico è essenziale per rifornimento di armi e passaggio dei combattenti.

In attesa degli aiuti richiesti all’Occidente, è sceso in campo il Premier turco Erdogan che il 23 marzo ha inviato aerei da combattimento F 16 per abbattere un Mig siriano per asserita violazione del suo spazio aereo.

Intervento che trasforma Ankara in vera e propria base di retrovia in favore dell’opposizione.

 

La battaglia di Kasab impone a Damasco di distaccare parte delle Forze nella provincia di Lakatya e sguarnire a Sud la frontiera con la Giordania.

Area anche questa strategica dove Al Nusra, Esercito Libero Siriano e Fronte Islamico grazie ad armi e ai combattenti inviati dall’Arabia Saudita attraverso la Giordania hanno già il controllo di Quneitra e di alcuni villaggi sulle alture del Golan.

L’esito degli scontri a Kasab potrebbe essere decisivo perché l’eventuale vittoria dei rivoltosi potrebbe consentir loro di attaccare Damasco che dista solo 100 km.

Negletta la questione palestinese, la Lega Araba acquisisce il sempre più evidente sostegno turco all’opposizione siriana e la solida intesa fra Riyad e Tel Aviv sul comune nemico iraniano e i suoi satelliti Iraq, Hezb’Allah libanese e jihadisti palestinesi vicini agli sciiti.

 

La posizione della Lega Araba suscita polemiche interne e di Paesi vicini, primi fra tutti l’Iran, la cui svolta riformista potrebbe riconfigurare le alleanze nell’intera Regione.

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