La Crimea torna russa
L’Ucraina senza mare?

Cartina Ucraina

 

Notizia d’agenzia tra mille altre dall’Ucraina, eppure serviva saperla leggere. L’ammiraglio Denis Berezovskiy, appena nominato comandante in capo della Marina ucraina dal nuovo governo di Kiev è stato subito rimosso. E’ accusato di “alto tradimento” per aver giurato fedeltà alle autorità della Crimea. Filorusse, dicono a Kiev, come lo è tutta la marina militare Ucraina, come le è Odessa, che è un vero porto commerciale dell’Ucraina alla foce del Dnepr. Ora c’è un nuovo capo di Stato maggiore di un marina militare che rischia di essere senza navi: povero ammiraglio Serghii Haiduk.

 

Un po’ di storia, quanto basta per districarci un un gran pasticcio. La Crimea è Russa da quasi 250 anni, ed è diventata ucraina nel 1954 per un strategia interna sovietica, quando fu donata a Kiev dall’allora leader Nikita Krusciov, nato in Ucraina. Con l’Urss in confini interni non contavano. Ma da sempre la Crimea è russa per almeno due ragioni: la maggioranza assoluta di abitanti russi e la base navale russa di Sebastopoli, ‘in affitto’ a Mosca fino al 2042, dov’è ormeggiata la Flotta del Mar Nero, testa di ponte proiettata nel Mediterraneo dove Mosca ha la base navale a Tartus, in Siria.

 

Eppure qualcuno da Mosca aveva parlato chiaro. “Se l’Ucraina si spacca -rivelò al Financial Times il 21 febbraio una ‘fonte’ del Cremlino- perderanno la Crimea perché interverremo per proteggerla, esattamente come abbiamo fatto in Georgia”. Motivazione ufficiale, come avvenne allora per il territorio dell’Ossezia del Sud, sarà la tutela dei russi. Quei quasi 2 milioni di russi, il 58% della popolazione contro un 24% di ucraini, molti dei quali russofoni, e un 12% di Tatari che stanno tornando dopo la deportazione decisa da Stalin nel 1944 per “collaborazionismo con i nazisti”.

 

C’è un bel racconto di Dario Quintavalle ospitato su Repubblica che val la pena di citare e meditare. «L’Ucraina è molto grande, molto variegata e molto corrotta». Premessa fondamentale. Poi, ricorda Quintavalle, Kiev è stata la sede del primo Stato Russo, la Rus’ di Kiev, appunto, il grande dominio degli slavi d’oriente. Che nella loro lingua -citazione mia- “ U Kraina” è “Il Confine”. Ricordate le “Kraine” slave? Il Dniepr era la via di transito tra Baltico, Mar Nero e Costantinopoli, e i primi governanti degli slavi furono vichinghi. Poi il potere si spostò sempre più a nord, fino a Mosca.

 

Ucraina: scheda della Repubblica di Crimea

 

La storia ci spiega come il paese si è diviso tra russofoni e ucrainofoni. Poco nota la divisione religiosa. Indietro sino allo Scisma d’Oriente. La parte est è cattolica ma di rito bizantino, ruteno. Ortodossi nella forma ma obbedienti a Roma e ovviamente ostili al Patriarcato di Mosca. Lingua, fede e soldi. Premesse per ogni guaio. La base industriale ucraina è data dalle acciaierie. In Ucraina si producono missili balistici e gli enormi aerei cargo Antonov. Impianti vecchi e antiecologici. Qui hanno la loro roccaforte i grandi oligarchi, in un paese dove il reddito medio è sotto i 300€ al mese.

 

Il paese dipende totalmente dalla Russia: per il poco export e per gli approvvigionamenti energetici. L’Ucraina sopravvive ai suoi duri inverni solo grazie al gas russo che le passa in casa, a portare il 60 % del fabbisogno dell’Europa. Ma le infrastrutture sono da buttare, narra Quintavalle, incompatibili con i rigidi standard europei. Tutto da buttare e da rifare. Problema di non poco conto per l’Unione europea che dà l’impressione di essere finita nel mezzo -ancora una volta- di una partita decisa da altri, molto più grossa delle sue potenzialità strategiche e certamente molto, troppo gravosa.

 

Ma perché l’Ucraina è da 22 anni, dal dopo Unione Sovietica, un Paese deluso, fermo e arrabbiato? In mezzo tra Europa e Russia sembra non sapere dove andare mentre tutt’attorno le condizioni di vita delle popolazioni vicine crescono. La Polonia ad esempio, per non dire della Russia. Dall’ Ucraina si scappa. Dell’Ucraina ci si approfitta. Per gli Usa una buona occasione per mettere in imbarazzo sia Putin sia l’Unione Europea. Che ha la colpa imperdonabile di aver applaudito alla destabilizzazione di un paese senza aver calcolato costi e le conseguenze della suscettibilità russa.

 

Tags: Crimea
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