Il regno imbalsamato
di Thailandia
sconvolto dagli scontri

Sappiamo che le elezioni sono state fissate dopo lo scioglimento del Parlamento da parte della premier Yingluck Shinawatra due settimane fa di fronte a proteste anti-governative anche sanguinose. “Estirpare il regime di Thaksin”, era lo slogan, con riferimento all’ex premier e fratello dell’attuale prima ministra, appunto Thaksin Shinawatra. Il principale movimento dell’opposizione, il Partito democratico, ha però deciso di boicottare il voto, sostenendo che “la democrazia in Thailandia è in una fase di fallimento”.

La scelta ha di fatto allineato i Democratici alla protesta in corso da due mesi, guidata dall’ex vicepremier Suthep Thaugsuban. Per giorni, centinaia di manifestanti hanno cercato di impedire il corretto svolgimento delle procedure di registrazione dei partiti in vista del voto. Al momento si sono messi in lizza una trentina di movimenti mentre parte dell’opposizione cerca di trovare un accordo per porre fine allo stallo politico.

Ma cosa accade esattamente in quel Paese lontano, quali le spinte che muovono milioni di persone in una protesta dai contorni per noi occidentali tanto tanto difficile anche soltanto da capire? Abbiamo chiesto aiuto ad Aldo Madia, esperto -tra l’altro- di cose orientali.

 

 

Tahilandia e le sue rotte aeree interne

Tahilandia e le sue rotte aeree interne

 

La situazione è molto complessa per problemi rimasti irrisolti anche dopo che la monarchia soltanto nel 1932 introdusse la Costituzione e solo a seguito di violente proteste.

Il Paese rimate tuttora diviso in quattro principali blocchi socio-economici.

La prima area è costituita da democratici e monarchici, l’élite urbana di etnia Thai tradizionalmente favorevole a una democrazia di facciata appoggiata dalla famiglia reale.

Pesa il fatto che l’attuale Re Bhumibol Aduyadej, nella dinastia Rama IX, guida il Paese dal 1946, ha 86 anni ed è malato.

Il suo successore è il Principe Vajiralongcorn, privo di carisma e impopolare, che secondo media locali avrebbe recentemente fatto pervenire a Thaksin un messaggio per incoraggiare un dialogo nazionale.

La Regina Skirikit, al contrario, non nasconderebbe il suo appoggio ai democratici evidenziato dalla sua presenza al funerale di una donna morta nel 2008 negli scontri contro la Polizia.

 

Il secondo grande blocco è formato dalle grandi masse contadine del Nord-Est, a prevalente etnia Isaan, scarsamente alfabetizzato e con accesso ai soli lavori manuali ed esecutivi.

Non va trascurato il Sud della Thailandia che include le Province di Pattani, Yala e Narathwat annesse a Bangkok oltre un secolo fa.

La Regione ha una maggioranza su posizioni monarchiche ma registra anche una diversità etnico-religiosa con la presenza di indipendentisti e di una minoranza islamica responsabili di assalti a famiglie e templi buddisti che rappresentano la maggioranza nelle nazione.

 

Secondo stime dell’ONG Human Rights Watch il conflitto con il potere centrale ha causato finora oltre 5 mila vittime nel silenzio quasi totale dei media ma è destinato a durare.

Infatti l’ultimo assalto noto risale al febbraio 2103 quando 60 militanti hanno attaccato una base militare nella provincia di Narathiwat concluso con la morte di 16 guerriglieri. Altre azioni contro militari e civili – agricoltori, insegnanti, studenti, funzionari pubblici e religiosi – sono rimaste senza eco alcuna.

La popolazione locale lamenta abbandono da parte del Governo centrale, discriminazioni e uso sproporzionato della violenza da parte della Polizia.

Gli insorti, anche privi di movimenti strutturati presenti nella società e nella politica, continuano la lotta armata per attrarre l’attenzione mediatica sul Governo come indica Amnesty International nell’ultimo Rapporto che da un lato chiede ai ribelli di cessare gli attacchi ai civili a dall’altro segnala casi di torture inflitte dai militari ai militanti.

Infine, c’è l’Esercito che dal 1932 ha tentato ben 18 colpi di Stato e che come la Monarchia si ritiene depositario di un diritto superiore per la guida della popolazione.

 

Le manifestazioni continuano perché il Partito Democratico non vince un’elezione dal 1992 e teme la competizione elettorale contro la famiglia Shinawatra del Pheu Thai Party il cui ex Premier Thaksin gode tuttora di un ampio supporto.

Venne eletto nel 2001 con i voti delle masse rurali e ripudiando le imposizione del neoliberismo che aveva sfinito la popolazione alla fine degli anni ’90.

Introdusse un wellfare per le classi più deboli con accessi a sanità, istruzione e alimenti a prezzo contenuti.

Le manovre economiche consentirono al Paese di uscire dalla crisi del 1997 e ottenere una sensibile crescita economica.

 

Un monaco buddista durante una manifestazione di protesta

Un monaco buddista durante una manifestazione di protesta

 

Prima di lui solo il Re aveva favorito il Nord Est con progetti agricoli assistenziali.

Il leader della protesta Suthep è accusato di omicidio per la repressione decisa nel maggio 2010 a seguito della quale vi furono 91 morti fra i manifestanti fedeli a Thaksin.

Permane quindi uno scontro fra l’élite borghese, monarchica e vicina all’Esercito, il cui esito rimane incerto per i segnali distensivi provenienti dal Re, che ha confermato la posizione della Premier, e dalla Polizia che finora ha fatto di cannoni di acqua, gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i dimostranti che cercavano di entrare nel Quartier Generale della Premier e Uffici governativi.

La recessione economica che dall’agosto 2013 dopo la crescita degli anni scorsi sta sfinendo il Paese costituisce un fattore non secondario nella dinamica sociale in tutti i settori.

Ne soffrono infatti le esportazioni per la crisi occidentale, la modesta liquidità delle Banche incapaci di erogare prestiti agevolati e il turismo che costituiva la principale risorsa del Paese.

L’instabilità di Bangkok inciderà negativamente sulla situazione accelerandone il livello dello scontro.

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