Kosovo, un esercito che non dovrebbe esistere occupa l’enclave serba di Mitrovica

Presunte ‘forze armate’ del Kosovo (Stato a metà riconoscimenti Onu) occupano l’entrave serba di Mitrovica in barba alla Nato che ha la tutela militare del territorio. Belgrado minaccia l’intervento e mobilita. La Nato che doveva prevenire ora è nei guai. Il premier kosovaro Kurti, non nuovo ad ‘azioni di disturbo’. Problema Ue per la quesione visti ai kosovari.Tensini permanenti alimentate da opposte politiche nazionalistiche tra Pristina e Belgrado. Questa volta molto pericolose. e Belgrado minaccia: «Difenderemo i serbi in Kosovo»
Rischio di uno scontro diretto tra Serbia e Kosovo con nel mezzo -utile memoria-, le truppe di pace della Kfor, al comando proprio dell’Italia

Tensione alta e provocazioni pericolose

La tensione era alta da mesi ma ora è altissimo il rischio che tra Serbia e Kosovo inizi un conflitto armato dagli esiti imprevedibili per tutti i Balcani. Due notti fa è stata occupata dalle forze armate kosovare Mitrovica, enclave serba nella regione. Enclave e caposaldo serbo oltre il fiume Ibar verso il confine di Stato e nord, che difficilmente la popolazione serba e Belgrado potranno accettare di lasciare al controllo degli ex guerriglieri albanesi dell’Uck che avrebbero dovuto esercitare solo funzioni di polizia e protezione civile ma si sono costituite forzatamente come forza armata in barba all’Onu e in distrazione Nato.

Polizia un po’ troppo speciale

Nella notte tra l’8 e il 9 dicembre 2022 oltre 300 agenti armati della ‘polizia speciale kosovara’, appoggiati da veicoli blindati, sono entrati nel settore serbo di Kosovska Mitrovica. Una operazione, secondo le fonti di Pristina, che riguarda l’intero nord del Kosovo a maggioranza serba e «che ha l’obiettivo di garantire la sicurezza di tutti i residenti, indipendentemente dall’etnia, contro la criminalità diffusa e le minacce all’ordine pubblico». Schiaffo assoluto con risposte cruente quasi certe e prossime. Tempo di andare a reciparare le armi dove le avavano nascoste.

Popolazione serba in piazza

Gruppi di abitanti locali sono usciti in strada, ma finora non si sono registrate proteste massicce né nuovi incidenti, come avvenuto nei giorni scorsi in varie parti del nord del Kosovo fra popolazione serba e polizia locale. Azzardo politico del governo di Pristina alla vigilia delle elezioni locali anticipate del 18 dicembre nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba – Zubin Potok, Zvecan, Leposavic e Mitrovica nord – per eleggere i nuovi sindaci dopo le dimissioni di protesta politica degli altri rappresentanti serbi nelle istituzioni del Kosovo. Benzina sul fuoco, nello stile già noto ad alcuni personaggi locali giunti ai vertici dello Stato

Professione provocatore

Petar Petkovic, capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo, ha puntato il dito contro il premier kosovaro Albin Kurti affermando che il suo obiettivo è occupare il nord del Kosovo a maggioranza serba. E non ha escluso l’invio in Kosovo di un migliaio di uomini delle forze di sicurezza serbe. «Non consentiremo la sofferenza e l’espulsione del nostro popolo dal Kosovo», ha detto Petkovic in una conferenza stampa a Belgrado. E se le due forza armate arriveranno a fronteggiarsi, tutto può accadere, avendo tutti alla spalle troppi conti in sospeso.

Difesa e Stato maggiore serbi

Il presidente Aleksandar Vucic ha riunito il ministro della Difesa Milos Vucevic e il capo di Stato maggiore dell’esercito serbo, Milan Mojsilovic, per discutere della situazione. «La Serbia ha il diritto e l’intenzione di inviare un certo numero di truppe in Kosovo», ha intento affermato la premier serba, Ana Brnabic. «Le azioni del premier kosovaro Albin Kurti ci hanno portato sull’orlo di un conflitto armato e credo che oggi il presidente Aleksandar Vucic darà maggiori informazioni e richiederà il ritorno delle nostre forze armate in Kosovo, in accordo con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». Politica internazionale il forte imbarazzo, gli esteri italiani a frasi fatte, mentre la Nato che forse doveva prevenire, e ora, a comando italiano, cerca di capire cosa fare e attende ordini.

Albin Kurti, pompiere a benzina

Il premier kosovaro Albin Kurti, certamente al centro di critiche e possibili ritorsioni, si traveste da pacificatore verso la minoranza serba. «La polizia del Kosovo –cancellate opportunamente la parole ‘Forze armate’-, non è mai diretta o orientata contro i serbi, al contrario ha una particolare considerazione per i serbi del Kosovo proprio a causa delle varie errate interpretazioni che possono essere fatte dal nostro vicino settentrionale». Sasso lanciato (e che sasso) e mano nascosta. Pochi applausi, con qualche problema anche in casa, con i visti Ue ai kosovari su cui tornare a riflettere.

Furberie locali, ma l’incendio minaccia

Nel mezzo ci sono le truppe di pace della missione Nato Kfor, al comando proprio dell’Italia. Era stato proprio il generale Ristuccia non troppe ore prima a mettere in guardia gli alleati dalle conseguenze di un’escalation di tensione che non accenna a placarsi. Ma con l’Ucraina a monopolizzare le attenzioni, il rischio di sottovalutazione diventa enorme.

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